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Liliana Cavani al Ravenna Nightmare: “Il portiere di notte parla dell’impossibilità di ritrovare equilibrio dopo il nazismo”

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Il Ravenna Nightmare Film Fest piazza il colpo della già pregevole edizione del 2019. Stasera avrà infatti luogo, come evento speciale della sezione Nightmare Classic, la proiezione del capolavoro di Liliana Cavani Il portiere di notte, nella versione restaurata da CSC-Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà. La stessa regista parteciperà alla proiezione, preceduta da un incontro condotto dal Direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. Noi di Lost in Cinema abbiamo avuto il piacere e l’onore di partecipare a un incontro stampa, in cui Liliana Cavani ha fatto un toccante excursus sulla sua carriera e in particolare su Il portiere di notte.

La Cavani ha esordito parlando proprio del restauro del film: «Ho seguito le fasi del restauro, è molto bello. Sono grata per tutto quello che è stato fatto, e spero che venga fatto anche per altri film. Così si può vedere com’era veramente, altrimenti è come guardare una casa ammuffita. L’hanno mostrato a Venezia, c’erano molti giovani che non l’avevano mai visto e c’è stata un’accoglienza incredibile. Il cinema è un po’ come un libro, puoi leggerlo anche anni dopo, ma è sempre una cosa che si vede con gli occhi, quindi se è offuscato è un problema».

Liliana Cavani ha poi parlato della genesi de Il portiere di notte e dell’iconico look di Charlotte Rampling, facendo un lungo excursus sulla sua formazione nel periodo post bellico.

«Il look di Charlotte Rampling ne Il portiere di notte è nato dal costumista Piero Tosi, a cui ho raccontato cos’avrei voluto vedere. Non pensavamo che sarebbe rimasto così scolpito nella memoria della gente. Io nel 1965 ho fatto il documentario La donna nella Resistenza, che in effetti avrebbero dovuto divulgare di più. La Rai purtroppo non è mai coraggiosa, arriva fino a un certo punto poi si ritrae. Si trattava dell’unico documentario sulla resistenza femminile, incentrato non solo sulle donne che portavano messaggi e medicine, ma proprio su quelle che hanno combattuto, come nella battaglia di Porta Lame a Bologna, diretta da una ragazza popolana bolognese. La prima repubblica liberata vicino Sassuolo (la Repubblica partigiana di Montefiorino, ndr) è stata fatta da un colonnello donna. Queste donne ci sono state, ma non se ne è mai parlato abbastanza. Io mi sono sempre lamentata perché l’ANPI non ha mai sfruttato il documentario a dovere, forse perché avevo fatto anche un documentario su Francesco d’Assisi e pensavano che fossi una cattolica praticante. C’era una maestra del Piemonte, che faceva la partigiana ed è andata a Dachau. Là ha trovato le partigiane francesi. Mi raccontava che la sua formazione politica è nata lì, le hanno detto di non pensare di rubare il cibo a nessuna, di fare tutto quello che poteva contro le guardie, ma di non approfittare del fatto che era più in forma delle altre. In quel luogo aveva preso coscienza di cosa significa avere un’idea ed essere disposti a realizzarla. Questa donna andava ogni anno a Dachau per le vacanze. Aveva bisogno di tornare lì, per quello che aveva visto e per le emozioni che aveva vissuto. Era come un’analisi che si faceva. Le ho chiesto perché hanno rischiato la vita, e lei mi ha risposto che lo hanno fatto per una palingenesi della donna, che deve essere considerata alla pari dell’uomo e rispettata. Un’altra invece era una milanese, e mi ha dato lo spunto per Il portiere di notte. Lei faceva la Resistenza ed era finita ad Auschwitz. Quando è tornata, la sua famiglia borghese la vedeva triste, lei non riusciva a riprendere il ritmo della vita normale. Gli dicevano di stare tranquilla, di non pensarci più. Ma lei non poteva dimenticare una cosa così, non ce la faceva, ed è andata anche ad abitare da sola per gestire la sua disperazione. Io le chiesi cosa non avrebbe mai perdonato ai nazisti. Lei mi ha risposto che non gli avrebbe mai perdonato il fatto di averle fatto trovare dentro di lei la capacità di un’azione che non avrebbe mai pensato di fare. Mi ha fatto capire che pur di campare aveva fatto cose di cui si vergognava. Aveva conosciuto una parte di lei in grado di fare del male. Aveva incontrato il male, quello vero. Con Il portiere di notte abbiamo cercato il modo di raccontare un’esperienza del genere. Io avevo fatto anche il documentario di quattro ore Storia del Terzo Reich, l’unica della Rai che aveva fatto una cosa di questo tipo. Io e i montatori siamo stati per due mesi a vedere tante registrazioni. La seconda guerra mondiale, come la propaganda fascista e nazista, è stata tutta filmata. Sono state filmate le aperture dei lager, le montagne di cadaveri. Quando qualcuno nega, mi chiedo perché non glielo lo facciano vedere. In quegli anni avevamo come testimoni delle donne mature, adesso ne sono rimaste pochissime. Poi siamo un paese un po’ strano, abbiamo la senatrice Segre, reduce dei lager, che viene offesa».

Liliana Cavani

Charlotte Rampling ne Il portiere di notte

Liliana Cavani si è poi soffermata sul senso profondo de Il portiere di notte

«Il portiere di notte parla di una persona che non è più riuscita a trovare un equilibrio dopo il nazismo. Si fa fatica a entrare in un’esperienza del genere, lei a modo suo vendica le vittime. Nel momento dell’uscita in America, il distributore comprò due pagine del New York Times, una di critiche positive e una di negative. Il portiere di notte ha sempre avuto una nomea particolare, come se io avessi voluto fare un film sul sesso. Addirittura, dopo l’uscita, qualcuno mi propose la regia di Salon Kitty, e io gli risposi che era un cretino. La TV non trasmise il film, perché l’ambasciata tedesca fece capire di non gradirlo. Ritengo che sia colpevole non raccontare la storia e dal momento che il cinema esiste va usato, anche per contrastare il negazionismo. Io sono andata a presentare lo scrittore del libro da cui hanno tratto La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, con Bruno Ganz. Sono andata a dire che avevano dato un’anima a quel personaggio, che lui non possedeva. Lo storico ammetteva nel suo libro il negazionismo, mentre io i negazionisti li costringerei con la forza a vedere quanto avvenuto».

Liliana Cavani ha deliziato i presenti con il retroscena di un altro suo film che potrebbe presto essere restaurato, L’ospite

«L’ospite è un film del 1972, che feci con poche lire e che adesso è praticamente introvabile, perché la Rai restaura pochissimo. Nacque perché mi trovavo a Pistoia, dove un cineclub aveva proiettato I cannibali. Anch’io avevo fatto un cineclub da ragazza, a Carpi, per vedere i film di Bergman e Bresson, che altrimenti non si vedevano. Alla fine della proiezione de I cannibali, si presenta un gruppo di estranei, del manicomio provinciale di Pistoia. Mi hanno chiesto se volevo incontrarli il giorno dopo. Fu un’esperienza strana. Questo gruppo di giovani aveva il compito di distrarre questi 600 “ospiti”, giovani e di mezz’età. Sono rimasta quasi allibita, allora non c’era ancora le legge Basaglia, eravamo nel ’70 o ’71. Mi sono trovata chiusa dentro una stanza con 30-40 donne, anche ragionevoli. Una ragazza aveva le braccia fasciate, perché si era addormentata con le braccia sul termosifone. Un’altra mi ha chiesto se avevo paura a stare con loro, ma io cadevo dalle nuvole. Ho chiesto notizie e spiegazioni alla capo infermiera, una persona molto addolorata per questa situazione. Mi ha raccontato che queste persone stavano lì da tanto, una addirittura da quando aveva 14 anni. Venivano scaricate in quel posto le persone che avevano un disturbo. Una per esempio era stata stuprata dai tedeschi ed era rimasta incinta, ma era così sconvolta da quest’aggressione che la sorella ha preso la responsabilità di fare la madre al figlio, mentre lei è finita in manicomio, Nel manicomio ci andavano le persone con famiglia di contadini e montanari, che non avevano i mezzi per fare curare i problemi. La pubblica sanità utilizzava questi posti come luoghi di scarto. Loro li chiamavano ospiti, parola ridicola nella fattispecie. Un’infermiera mi ha fatto vedere dottori che arrivavano di corsa, ognuno col suo padiglione. Io mi chiedevo se facessero visite o cure, ma in realtà era una specie di prigione. Nel caffellatte della mattina mettevano una pillola di sonnifero, per tenere calmi i pazienti, così erano sempre un po’ intontiti. Io a Pistoia dormivo in un albergo centrale che costava poco, e di notte venivo svegliata dal mercato del sesso che c’era sotto. Per due o tre giorni ho dormito poco, ed ero imbambolata. Ho preso una di queste pillole, e mi ricordo solo di essere stata svegliata a mezzogiorno. Gli ospiti ne prendevano una al giorno. Ho così deciso di fare un film su queste persone, chiamandolo appunto L’ospite. Lucia Bosè fa la protagonista, non abbiamo pagato nessuno e l’abbiamo potuto fare con pochi soldi della Rai. Andò a Venezia, ma non ricevette premi. Non ci fu nessun inserimento decente, l’hanno dato e basta. La Rai però avrebbe potuto trasmetterlo quando c’è stata la presa di coscienza generale su questa situazione, che era gravissima. Un film si fa anche da un’esperienza casuale, e a volte qualcuno ti dà lo spunto economico per farlo poi lo censura, come la Rai censurò Galileo. Quello che mi importava era che il film si vedesse».

Una scena de L’ospite

Inevitabile una riflessione sulle difficoltà affrontate da Liliana Cavani in quanto regista donna

«Io mi posso ritenere fortunata, perché non ho trovato grosse difficoltà. Ho fatto il centro sperimentale e ho vinto un concorso della Rai, che prima aveva vinto anche Umberto Eco. Erano 30 posti per 12000 aspiranti, ma ho rifiutato il contatto perché non mi interessava fare la burocrate. Io volevo fare del lavoro, la cosa li ha colpiti e ho cominciato a fare dei documentari. Con funzionari interni molto in gamba abbiamo affrontato la storia e mi è stato molto utile. Mi sono laureata in filologia linguistica, quindi mi interessavano la lingua e i documenti storici.  Pensavo di fare dei lavori di ricerca, andavo in biblioteca a Carpi a leggere, anche libri sul cinema. Mia madre mi portava la domenica pomeriggio al cinema, da quando ho avuto quattro anni. Per me quindi è stata una vocazione. Una volta partecipai a un concorso che si chiamava Saper leggere la stampa, allora facevo la seconda del liceo classico. Zavattini fece a Parma un convegno sul Neorealismo. Io partecipai al concorso scrivendo sul neorealismo e vinsi 100.000 lire, che erano una bella cifra all’epoca, ma i soldi li ho dati in gran parte a mio zio che era un po’ squattrinato e si stava per sposare. Il preside della scuola mi prese da parte e mi chiese se mi poteva interessare saltare un anno. Serviva una media dell’8, ma avevamo un maestro di greco che dava 3 a tutti. Mi disse di non preoccuparmi. Quindi ho fatto la maturità in seconda liceo, e questo mi ha permesso di anticipare i tempi».

Liliana Cavani ha speso qualche parola anche su Milarepa, suo film del 1974

«Milarepa nacque perché leggevo libri su altre religioni, io volevo andare a fare un viaggio in India e ci sono stata proprio per il film. Sono stata 5-6 settimane, con Italo Moscati, che faceva la sceneggiatura con me. Poi siamo andati in Nepal, perché in Tibet non ci si poteva andare, a causa della chiusura delle frontiere da parte della Cina. Questo sopralluogo mi ha permesso di incanalare il film nella maniera giusta. Io avevo letto il libro Milarepa ed ero incuriosita da un modo di pensare diverso dal nostro. Con questo viaggio ho visto i contadini com’erano, figure eleganti, sempre sorridenti. Un’altra religione e altri pensieri. Bisogna capire che nel mondo non tutti ragionano come noi. Mi è servito farlo, perché non l’ho raccontato da tibetana o nepalese. Maraini mi consigliò di andare a girare in Abruzzo, dove ci sono vallate stupende, anche se montagne meno alte. E così ho fatto, raccontandolo attraverso la fantasia e la cultura di uno studente sul Tibet. In questo modo è diventata un’esperienza culturale accettabile».

Liliana Cavani ha poi avuto modo di parlare di Mickey Rourke, che ha diretto in Francesco

«Un’esperienza bellissima, mi era piaciuto moltissimo ne L’anno del dragone. Cercavo una persona che apparisse seria, credibile anche se folle. L’ho voluto incontrare ed era molto simpatico. Lui in quel momento era al massimo della carriera, e il produttore era seccato perché immaginava chiedesse molto. Lui stava girando a New York un film e ci ha dato appuntamento in un albergo. Mi ha fatto una bella impressione, abbiamo mangiato una pizza in due perché lui aveva finito di mangiare alle 10 di sera. C’era una sedia sola, per cui ci siamo seduti sulla moquette a parlare. Era molto umano, di una gentilezza spontanea, generosa. Mi è arrivata una sensazione molto bella. Lui mi chiese come avrebbe dovuto essere, io gli risposi che andava bene com’era. Lui è venuto una settimana prima a girare, cosa che ha seccato ancor di più il produttore per i costi. Ci siamo visti tutti i giorni, a parlare della vita, per conoscerci. Ci siamo scambiati racconti sui nostri problemi paterni e ci siamo raccontati a vicenda. Credo che sia stato molto utile, perché è venuta fuori la sostanza umana di quel personaggio. Lui aveva amici che manteneva perché più poveri, una cosa molto sessantottina. Io ho potuto dargli consigli facendo riferimento alle nostre vite e ai nostri problemi. Le stigmate nel mio primo Francesco d’Assisi non le avevo volute mettere, non me la sentivo. Con Mickey ho provato e invece ci ha commosso, al punto che ho lasciato la sequenza nel film».

Liliana Cavani

Mickey Rourke in Francesco

In conclusione, Liliana Cavani ha descritto la sua idea di cinema

«Io al cinema sono attirata dalla curiosità. La vita ci è data anche per starci dentro, per avere speranze e fare scoperte. Il nostro cinema migliore è stato quello che ha avuto questo significato. Io considero Vittorio De Sica il nostro cineasta più importante, e se mi dicessero di salvare solo un film al mondo sceglierei L’oro di Napoli, perché è il cinema nella sua massima espressione, che ti permette di comprendere la storia degli umani. L’opera d’arte è l’espressione di un’esperienza, una specie di approfondimento dello stato dell’umano. E due o tre film di De Sica per me sono fondamentali. Ho cercato di fare il maggior numero possibile di film che mi toccassero, altre volte non sono riuscita bene, altre invece di più».

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Oscar 2022: tutte le nomination per la notte più attesa dell’anno

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Oscar 2022

Sono state annunciate le nomination agli Oscar 2022, i riconoscimenti indubbiamente più attesi dell’annata cinematografica. A dominare su tutti è Il potere del cane di Jane Campion, che ha conquistato ben 12 nomination. A seguire, Dune di Denis Villeneuve con 10 e West Side Story e Belfast, appaiati a 7. Per quanto riguarda il comparto attoriale, non sono una sorpresa le nomination per Javier BardemBenedict CumberbatchAndrew GarfieldWill SmithDenzel Washington fra gli uomini, come quelle di Jessica Chastain e Kristen Stewart fra le donne. Stupisce invece l’assenza di Lady Gaga dalle candidature agli Oscar 2022. La sua prova in House of Gucci non è bastata a regalarle una nomination che in molti si aspettavano.

L’Italia ha buoni motivi per festeggiare: Paolo Sorrentino ha infatti conquistato la nomination per il miglior film internazionale grazie al suo È stata la mano di Dio, mentre Enrico Casarosa ha ottenuto la candidatura nella sezione dedicata al miglior film d’animazione con il suo Luca. Da non sottovalutare inoltre la nomination per Massimo Cantini Parrini, candidato per i costumi del musical Cyrano. Di seguito, l’elenco completo delle nomination agli Oscar 2022, che saranno assegnati il prossimo 27 marzo.

Oscar 2022: tutte le nomination

È stata la mano di Dio

Foto di Gianni Fiorito

Miglior film

  • Belfast (Kenneth Branagh)
  • I segni del cuore – CODA (Sian Heder)
  • Don’t Look Up (Adam McKay)
  • Drive My Car (Ryusuke Hamaguchi)
  • Dune (Denis Villeneuve)
  • Una famiglia vincente – King Richard (Reinaldo Marcus Green)
  • Licorice Pizza (Paul Thomas Anderson)
  • Nightmare Alley (Guillermo del Toro)
  • Il potere del cane (Jane Campion)
  • West Side Story (Steven Spielberg)

Migliore regista

  • Kenneth Branagh – Belfast
  • Ryusuke Hamaguchi – Drive My Car
  • Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
  • Jane Campion – Il potere del cane
  • Steven Spielberg – West Side Story

Migliore attrice protagonista

Miglior attore protagonista

  • Javier Bardem – Being the Ricardos
  • Benedict Cumberbatch – Il potere del cane
  • Andrew Garfield – Tick, Tick… BOOM!
  • Will Smith – Una famiglia vincente – King Richard
  • Denzel Washington – Macbeth

Migliore attrice non protagonista

  • Kirsten Dunst – Il potere del cane
  • Aunjanue Ellis – Una famiglia vincente – King Richard
  • Ariana DeBose – West Side Story
  • Jessie Buckley – The Lost Daughter
  • Judi Dench – Belfast

Miglior attore non protagonista

  • Kodi Smit-McPhee – Il potere del cane
  • Troy Kotsur – I segni del cuore – CODA
  • Ciarán Hinds – Belfast
  • J. K. Simmons – Being the Ricardos
  • Jesse Plemons – Il potere del cane

Miglior sceneggiatura originale

  • Belfast
  • Don’t Look Up
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Licorice Pizza
  • La persona peggiore del mondo

Miglior sceneggiatura non originale

  • I segni del cuore – CODA
  • Drive My Car
  • Dune
  • The Lost Daughter
  • Il potere del cane

Miglior film internazionale

  • Drive My Car (Ryūsuke Hamaguchi)
  • Flee (Jonas Poher Rasmussen)
  • È stata la mano di Dio (Paolo Sorrentino)
  • Lunana: A Yak in the Classroom (Pawo Choyning Dorji)
  • La persona peggiore del mondo (Joachim Trier)

Miglior film d’animazione

  • Encanto
  • Flee
  • Luca
  • I Mitchell contro le macchine
  • Raya e l’ultimo drago

Migliore fotografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Miglior montaggio

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Il potere del cane
  • Tick, Tick… BOOM!

Migliore scenografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Migliore colonna sonora

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Encanto
  • Madres Paralelas
  • Il potere del cane

Miglior canzone originale

  • Be Alive (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Dos Oroguitas (Encanto)
  • Down to Joy (Belfast)
  • No Time to Die (No Time to Die)
  • Somehow You Do (Four Good Days)

Migliori effetti visivi

  • Dune
  • Free Guy
  • No Time to Die
  • Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli
  • Spider-Man: No Way Home

Miglior sonoro

  • Belfast
  • Dune
  • No Time to Die
  • Il potere del cane
  • West Side Story

Migliori costumi

  • Crudelia (Jenny Beavan)
  • Cyrano (Massimo Cantini Parrini)
  • Dune (Jacqueline West and Bob Morgan)
  • Nightmare Alley (Luis Sequeira)
  • West Side Story (Paul Tazewell)

Miglior trucco e acconciatura

Miglior documentario

  • Ascension
  • Attica
  • Flee
  • Summer of Soul
  • Writing with Fire

Migliore cortometraggio documentario

  • Audible
  • Lead Me Home
  • The Queen of Basketball
  • Three Songs for Benazir
  • When We Were Bullies

Migliore cortometraggio

  • Ala Kachuu
  • The Dress
  • The Long Goodbye
  • On My Mind
  • Please Hold

Miglior cortometraggio d’animazione

  • Affair of the Art
  • Bestia
  • Robin Robin
  • Boxballet
  • The Windshield Wiper
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Razzie Awards 2022: le candidature per i peggiori film dell’anno

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Razzie Awards 2022

Sono state annunciate le nomination ai Razzie Awards 2022, riconoscimenti dedicati al peggio che il cinema ha saputo offrire nel corso dell’annata precedente. La cerimonia di consegna di questi temutissimi premi si terrà il 26 marzo cioè, come da tradizione, la sera prima degli Oscar. Non mancano le sorprese, come le diverse candidature per il film Netflix La donna alla finestra e per la sua protagonista Amy Adams, quelle a Jared Leto e Ben Affleck e a Space Jam: New Legends. Ma a meritare la palma di star più sbertucciata dell’annata è sicuramente Bruce Willis, che conquista addirittura una categoria dedicata solo alle sue performance nella passata stagione cinematografica. Di seguito, tutte le nomination ai Razzie Awards 2022.

Le nomination ai Razzie Awards

La donna alla finestra

Peggior film

  • Diana the Musical (adattamento Netflix)
  • Infinite
  • Karen
  • Space Jam: New Legends
  • La donna alla finestra

Peggior attore protagonista

  • Scott Eastwood (Dangerous)
  • Roe Hartrampf (Diana the Musical)
  • LeBron James (Space Jam: New Legends)
  • Ben Platt (Caro Evan Hansen)
  • Mark Wahlberg (Infinite)

Peggiore attrice protagonista

Peggiore attrice non protagonista 

  • Amy Adams (Caro Evan Hansen)
  • Sophie Cookson (Infinite)
  • Erin Davie (Diana the Musical)
  • Judy Kaye (Diana the Musical)
  • Taryn Manning (Every Last One of Them)

Peggior attore non protagonista

  • Ben Affleck (The Last Duel)
  • Nick Cannon (The Misfits)
  • Mel Gibson (Dangerous)
  • Gareth Keegan (Diana the Musical)
  • Jared Leto (House of Gucci)

Peggiore coppia sullo schermo

  • Ogni membro goffo del cast in qualsiasi numero musicale lirico (o coreografato) (Diana the Musical)
  • LeBron James e ogni personaggio Warner Cartoon (o prodotto Time-Warner) che dribbla nel film (Space Jam: New Legends)
  • Jared Leto con la sua faccia di lattice da 17 libbre, i suoi vestiti geek o il suo ridicolo accento (House of Gucci)
  • Ben Platt e qualsiasi altro personaggio che si comporta come lui, cantando tutto il giorno come se fosse normale (Caro Evan Hansen)
  • Tom & Jerry (aka Itchy & Scratchy) (Tom & Jerry the Movie)

Peggior prequel, remake, plagio o sequel

  • Karen (involontario remake di Crudelia)
  • Space Jam: New Legends
  • Tom & Jerry the Movie
  • Twist (remake in salsa rap di Oliver Twist)
  • La donna alla finestra (plagio de La finestra sul cortile)

Peggior regista 

  • Christopher Ashley (Diana the Musical)
  • Stephen Chbosky (Caro Evan Hansen)
  • Coke Daniels (Karen)
  • Renny Harlin (The Misfits)
  • Joe Wright (La donna alla finestra)

Peggior sceneggiatura

  • Joe DiPietro – Diana the Musical
  • Coke Daniels – Karen
  • Kurt Wimmer and Robert Henny – The Misfits
  • John Wrathall and Sally Collett – Twist
  • Tracy Letts – La donna alla finestra

Peggiore interpretazione di Bruce Willis in un film del 2021

  • Bruce Willis / American Siege
  • Bruce Willis / Apex
  • Bruce Willis / Cosmic Sin
  • Bruce Willis / Deadlock
  • Bruce Willis / Fortress
  • Bruce Willis / Midnight in the Switchgrass
  • Bruce Willis / Out of Death
  • Bruce Willis / Survive the Game

Per essere sempre aggiornati sui Razzie Awards, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.

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Golden Globe 2022: tutti i vincitori per cinema e TV

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Golden Globe 2022

Sono stati annunciati i vincitori e le vincitrici dei Golden Globe 2022. Un’edizione particolarmente difficile per la manifestazione, segnata dalla mancanza di una diretta televisiva e dall’assenza della stragrande maggioranza dei talent nominati, a seguito della recrudescenza della pandemia e soprattutto a causa delle polemiche dello scorso anno in merito alla scarsa inclusività della Hollywood Foreign Press Association.

Per quanto riguarda il cinema, a dominare i Golden Globe 2022 è indubbiamente Il potere del cane, che ha conquistato i riconoscimenti riservati al miglior film drammatico, alla migliore regia (Jane Campion) e al miglior attore non protagonista Kodi Smit-McPhee. Premi importanti anche per West Side Story di Steven Spielberg, che conquista i riconoscimenti dedicati al miglior film musical o commedia e alla migliori attrici protagonista (Rachel Zegler) e non protagonista (Ariana Debose). Niente da fare per Paolo Sorrentino e per Enrico Casarosa, battuti rispettivamente da Drive My Car ed Encanto nella corsa ai premi per il miglior film in lingua straniera e per il miglior film d’animazione.

Per la TV, affermazioni per Succession e Hacks, mentre Michael Keaton e Kate Winslet sono stati premiati per le loro prove nelle miniserie Dopesick e Omicidio a Easttown. Di seguito, l’elenco completo delle vincitrici e dei vincitori dei Golden Globe 2022.

Golden Globe 2022: i premi per il cinema

Il potere del cane

Miglior film drammatico

  • Belfast di Kenneth Branagh
  • CODA di Sian Heder
  • Dune di Denis Villeneuve
  • Una famiglia vincente – King Richard di Reinaldo Marcus Green
  • Il potere del cane di Jane Campion

Miglior film musical o commedia

  • Cyrano di Joe Wright
  • Don’t Look Up di Adam McKay
  • Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson
  • Tick, Tick…Boom! di Lin-Manuel Miranda
  • West Side Story di Steven Spielberg

Miglior regista

  • Kenneth Branagh (Belfast)
  • Jane Campion (Il potere del cane)
  • Maggie Gyllenhaal (The Lost Daughter)
  • Steven Spielberg (West Side Story)
  • Denis Villeneuve (Dune)

Miglior attore in un film drammatico

  • Mahershala Ali (Swan Song)
  • Javier Bardem (Being the Ricardos)
  • Benedict Cumberbatch (Il potere del cane)
  • Will Smith (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Denzel Washington (Macbeth)

Migliore attrice in un film drammatico

  • Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye)
  • Olivia Colman (The Lost Daughter)
  • Nicole Kidman (Being The Ricardos)
  • Lady Gaga (House Of Gucci)
  • Kristen Stewart (Spencer)

Miglior attore in un film musical o commedia

  • Leonardo DiCaprio (Don’t Look Up)
  • Peter Dinklage (Cyrano)
  • Andrew Garfield (Tick, Tick… Boom!)
  • Cooper Hoffman (Licorice Pizza)
  • Anthony Ramos (In the Heights)

Migliore attrice in un film musical o commedia

  • Marion Cotillard (Annette)
  • Alana Haim (Licorice Pizza)
  • Jennifer Lawrence (Don’t Look Up)
  • Emma Stone (Crudelia)
  • Rachel Zegler (West Side Story)

Miglior attore non protagonista

  • Ben Affleck (The Tender Bar)
  • Jamie Dornan (Belfast)
  • Ciaran Hinds (Belfast)
  • Troy Kotsur (CODA)
  • Kodi Smit-McPhee (Il potere del cane)

Migliore attrice non protagonista

  • Caitriona Balfe (Belfast)
  • Ariana Debose (West Side Story)
  • Kirsten Dunst (Il potere del cane)
  • Anjanue Ellis (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Ruth Negga (Passing)

Miglior sceneggiatura

  • Paul Thomas Anderson (Licorice Pizza)
  • Kenneth Branagh (Belfast)
  • Jane Campion (Il potere del cane)
  • Adam McKay (Don’t Look Up)
  • Aaron Sorkin (Being The Ricardos)

Miglior colonna sonora originale

  • The French Dispatch (Alexandre Desplat)
  • Encanto (Germaine Franco)
  • Il potere del cane (Jonny Greenwood)
  • Madres Paralelas (Alberto Iglesias)
  • Dune (Hans Zimmer)

Miglior canzone originale

  • Be Alive (Dixson, Beyoncé) (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Dos Oruguitas (Lin-Manuel Miranda) (Encanto)
  • Down to Joy (Van Morrison) (Belfast)
  • Here I Am (Singing My Way Home) (Carole King, Jennifer Hudson e Jamie Hartman) (Respect)
  • No Time to Die (Billie Eilish, Finneas O’Connell) (No Time to Die)

Miglior film d’animazione

  • Encanto
  • Flee
  • Luca
  • My Sunny Maad
  • Raya e l’ultimo drago

Miglior film in lingua straniera

  • Scompartimento n.6 (Finlandia / Russia / Germania)
  • Drive My Car (Giappone)
  • È stata la mano di Dio (Italia)
  • Un eroe (Francia / Iran)
  • Madres Paralelas (Spagna)

Golden Globe 2022: i premiati per la TV

Golden Globe 2022

Miglior serie drammatica

  • Lupin
  • The Morning Show
  • Pose
  • Squid Game
  • Succession

Miglior serie musical o commedia

  • The Great
  • Hacks
  • Only Murders in the Building
  • Reservation Dogs
  • Ted Lasso

Miglior attore in una serie drammatica

  • Brian Cox (Succession)
  • Lee Jaw (Squid Game)
  • Billy Porter (Pose)
  • Jeremy Strong (Succession)
  • Omar Sy (Lupin)

Migliore attrice in una serie drammatica

  • Uzo Aduba (In Treatment)
  • Jennifer Aniston (The Morning Show)
  • Christine Baranski (The Good Fight)
  • Elisabeth Moss (Il racconto dell’ancella)
  • MJ Rodriguez (Pose)

Migliore attrice in una serie musical o commedia

  • Hannah Einbinder (Hacks)
  • Elle Fanning (The Great)
  • Issa Rae (Insecure)
  • Tracee Ellis Ross (Black-Ish)
  • Jean Smart (Hacks)

Miglior attore in una serie musical o commedia

  • Anthony Anderson (Black-Ish)
  • Nicholas Hoult (The Great)
  • Steve Martin (Only Murders In The Building)
  • Martin Short (Only Murders In The Building)
  • Jason Sudeikis (Ted Lasso)

Miglior film TV o miniserie

  • Dopesick
  • American Crime Story: Impeachment
  • Maid
  • Omicidio a Easttown
  • The Underground Railroad

Miglior attore in una miniserie o film per la TV

  • Paul Bettany (WandaVision)
  • Oscar Isaac (Scene da un matrimonio)
  • Michael Keaton (Dopesick)
  • Ewan McGregor (Holsten)
  • Tahar Rahim (The Serpent)

Migliore attrice in una miniserie o film per la TV

  • Jessica Chastain (Scene da un matrimonio)
  • Cynthia Erivo (Genius: Aretha)
  • Elizabeth Olsen (Wandavision)
  • Margaret Qualley (Maid)
  • Kate Winslet (Omicidio a Easttown)

Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o film per la TV

  • Billy Crudup (The Morning Show)
  • Kieran Culkin (Succession)
  • Mark Duplass (The Morning Show)
  • Brett Goldstein (Ted Lasso)
  • O Yeong-Su (Squid Game)

Migliore attrice non protagonista in una serie, miniserie o film per la TV

  • Jennifer Coolidge (The White Lotus)
  • Kaitlyn Dever (Dopesick)
  • Andie Macdowell (Maid)
  • Sarah Snook (Succession)
  • Hannah Waddingham (Ted Lasso)
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