È stata la mano di Dio È stata la mano di Dio

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È stata la mano di Dio: recensione del film di Paolo Sorrentino

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«Mi sembrava di avere le idee così chiare. Volevo fare un film onesto, senza bugie di nessun genere. Mi pareva di avere qualcosa di così semplice, così semplice da dire, un film che potesse essere utile un po’ a tutti, che aiutasse a seppellire per sempre tutto quello che di morto ci portiamo dentro. E invece io sono il primo a non avere il coraggio di seppellire proprio niente». Queste parole dell’alter ego per eccellenza di Federico Fellini, cioè il Guido Anselmi di Marcello Mastroianni, descrivono alla perfezione il capolavoro del regista romagnolo . Queste frasi si adattano però anche a È stata la mano di Dio, ultima fatica (targata Netflix) dell’erede designato di Fellini Paolo Sorrentino, presentata in concorso a Venezia 78.

Proprio da un ingorgo simile a quello dell’incipit di 8½ prende il via l’opera più intima e personale di Paolo Sorrentino, basata sull’adolescenza del regista napoletano, sulle sue passioni (prima fra tutte quella per Diego Armando Maradona) e sui suoi dolori, come la prematura perdita di entrambi i genitori. Come il suo mito Fellini, Sorrentino mette letteralmente a nudo se stesso, in un viaggio fra i suoi ricordi e i suoi sogni, fondamentali per la formazione di un’artista che oggi è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. A interpretare il giovane Sorrentino (che in È stata la mano di Dio si chiama Fabietto Schisa) è il sorprendente Filippo Scotti, capace di delineare perfettamente la timidezza e il senso di inadeguatezza del protagonista.

Accanto a lui, l’attore feticcio di Sorrentino Toni Servillo, che impersona il padre di Fabietto, e le due colonne portanti del racconto Teresa Saponangelo e Luisa Ranieri, interpreti rispettivamente della madre e della prediletta zia del protagonista.

È stata la mano di Dio: la vita di Paolo Sorrentino nel suo film più intimo e toccante

Sorrentino mette per una volta in secondo piano i suoi caratteristici carrelli e le sue inquadrature avvolgenti, limitando al minimo anche gli aforismi che contraddistinguono le sue opere, concentrandosi sui sentimenti sprigionati dalla sua dolceamara esperienza. Nel fare ciò, il regista non snatura però il suo inconfondibile stile, infarcendo la narrazione di inserti onirici, immagini simboliche e figure enigmatiche (una su tutte, la Baronessa Focale), che in questo caso confluiscono nella storia in maniera del tutto naturale e armoniosa. Un Sorrentino allo stesso tempo uguale e diverso da se stesso, che attraverso le parole del regista Antonio Capuano (uno dei suoi reali mentori) fa anche autoironia, schernendo le opere derivative e il vizio di perdersi nell’estetica, cioè due delle principali critiche che vengono fatte al suo cinema.

Al di là delle scelte stilistiche e formali, il cuore di È stata la mano di Dio risiede indubbiamente nei tanti elementi che hanno formato il regista premio Oscar, a partire da una Napoli appassionata e giocosa, raccontata nel momento di fibrillazione immediatamente precedente all’arrivo nella squadra di calcio della città di Diego Armando Maradona, che Sorrentino coglie l’occasione per definire nei titoli di testa semplicemente “il più grande calciatore di tutti i tempi”. I siparietti casalinghi fra i parenti più speranzosi e Toni Servillo, pessimista sulla chiusura dell’affare, fotografano l’importanza per tutta la città di questo campione, diventato per i napoletani una figura messianica, andata ben oltre i confini del campo di gioco.

Sua è la mano di Dio che dà il titolo al film, simbolo di una delle giocate più celebri della carriera del fuoriclasse (il gol di mano contro l’Inghilterra nel mondiale del 1986) e del ruolo che ha giocato nel destino dello stesso Sorrentino, scampato all’incidente fatale per i suoi genitori proprio perché impegnato a vedere Maradona allo stadio.

L’universo fiabesco e sognante di Sorrentino

Foto di Gianni Fiorito

Una figura ricorrente del cinema di Paolo Sorrentino (si pensi a Jep Gambardella de La grande bellezza) è la presenza di un personaggio autorevole e inscalfibile, che rimbrotta tutti gli altri a suon di aforismi e umiliazioni più o meno esplicite. È stata la mano di Dio mette invece in scena un meraviglioso cast corale, in cui ogni personaggio è un tassello fondamentale la creazione di un unico puzzle di amore e sofferenza.

Restano nel cuore la simpatia e la dolcezza di Maria, mamma che con lo scherzo e con il gioco riesce ad affrontare e superare le delusioni provenienti dal marito, con cui vive un rapporto che neanche le infedeltà riescono a scalfire. Si resta poi ammaliati da Patrizia (il personaggio più felliniano di tutti), che è al tempo stesso simbolo della sensualità più dirompente e della fragilità più estrema, che non a caso diventa musa e impossibile oggetto del desiderio di Fabietto. L’universo fiabesco e sognante di Sorrentino comprende anche figure al limite del paradossale come la sorella di Fabietto, che passa tutto il tempo chiusa in bagno, o il suo compagno di tifo Armando, spregiudicato pilota di barche e temibile picchiatore. Personaggi in bilico fra realtà e fantasia, perfetti per un racconto che esalta il potere dell’immaginazione, soprattutto in relazione a una realtà troppo difficile da affrontare.

Ed è proprio nell’aderenza al reale che Sorrentino supera se stesso, mettendo in scena con disarmante sincerità ed estrema dolcezza la morte dei propri genitori, causata da una fuga di monossido di carbonio. Un commovente atto d’amore del regista, che diventa prevedibilmente anche il momento più struggente di un’opera che non si esaurisce con questo già noto dramma, ma prosegue oltre, quasi rifuggendo la propria conclusione, accompagnando Fabietto anche nei primi passi verso il suo futuro.

È stata la mano di Dio: il capolavoro di Paolo Sorrentino

Foto di Gianni Fiorito

Come sottolinea Capuano, la sofferenza e il dolore non bastano a dare vita a un creativo. Servono anche la perseveranza e soprattutto avere qualcosa da dire. È stata la mano di Dio diventa quindi anche racconto di formazione sentimentale e artistico, mostrandoci anche le prime bizzarre esperienze sessuali di Fabietto (una delle rare concessioni del regista alla pura fantasia) e ponendo al tempo stesso le basi del cineasta che abbiamo imparato a conoscere e amare. In quella VHS di C’era una volta in America (la cui visione viene continuamente rinviata per cause di forza maggiore), nella testardaggine di chi insegue il sogno di fare film, pur non avendone ancora le basi, e in quello speranzoso viaggio in treno verso la capitale del cinema Roma ritroviamo quel misto di ossessione, sfrontatezza e dolce illusione che contraddistingue tutti coloro che vivono una passione.

«Non ho proprio niente da dire, ma voglio dirlo lo stesso», sentenziava Guido all’apice della sua compiuta rassegnazione in . Al contrario del suo maestro, con È stata la mano di Dio afferma perentoriamente di avere qualcosa da dire, trasformando in straordinario cinema l’esperienza più importante e segnante della sua vita, esorcizzando i fantasmi del suo passato e affermandosi definitivamente come uno dei più coraggiosi e autorevoli cineasti del panorama contemporaneo. Quello schivo e insicuro ragazzino del quartiere Vomero di Napoli sarebbe fiero di lui.

È stata la mano di Dio uscirà in cinema selezionati il 24 novembre e su Netflix il 15 dicembre 2021.

Overall
9/10

Verdetto

Paolo Sorrentino firma il suo personale capolavoro, mettendo tutto se stesso in un’opera che è al tempo stesso omaggio alla memoria dei genitori e toccante racconto di formazione sentimentale e artistica.

Focus

Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a febbraio 2022

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Anche a febbraio, Netflix ha in serbo tante novità per i propri abbonati, a cominciare dal ritorno di due serie particolarmente amate come Disincanto e Space Force. Non mancano i film originali, come Dalla mia finestra, Il mese degli deiAmore e guinzagli. Spazio come sempre anche a documentari e reality show, come Il truffatore di Tinder e L’amore è cieco. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo il prossimo mese su Netflix.

Cosa vedremo su Netflix a febbraio 2022

1 febbraio

  • Dion (serie originale, stagione 2)
  • Finding Ola (serie originale, stagione 1)
  • John Wick (film non originale)
  • Riverdale (serie non originale, stagione 5)
  • Conan il ragazzo del futuro (serie non originale, stagione 1)

2 febbraio

  • Oscuro desiderio (serie originale, stagione 2)
  • Me Contro Te – Il Film – La Vendetta del Sig. S (film non originale)
  • Il truffatore di Tinder (documentario originale)

3 febbraio

  • Murderville (serie originale, stagione 1)

4 febbraio

  • Dalla mia finestra (film originale)
  • Il colore delle magnolie (serie originale, stagione 2)

6 febbraio

  • Brooklyn 99 (serie non originale, stagione 7)

8 febbraio

  • Il mese degli dei (film originale)
  • Ms. Pat: Y’All Wanna Hear Something Crazy? (stand-up comedy originale)
  • L’amore è cieco: Giappone (reality show originale)

9 febbraio

  • Disincanto (serie originale, stagione 4)
  • Idee da vendere (reality show originale, stagione 1)

11 febbraio

  • Amore e guinzagli (film originale)
  • Tallgirl 2 (film originale)
  • Bigbug (film originale)
  • Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy (film originale)
  • Love Tactics (film originale)
  • Inventing Anna (serie originale, stagione 1)
  • Toy Boy (serie originale, stagione 2)
  • L’amore è cieco (reality show originale, stagione 2)

14 febbraio

  • Fedeltà (serie originale, stagione 1)

16 febbraio

  • Secrets of Summer (Cielo Grande) (serie originale, stagione 1)

17 febbraio

  • Perdonaci i nostri peccati (film originale)
  • Erax (film originale)
  • Heart Shot – Dritto al cuore (film originale)
  • Il giovane Wallander (serie originale, stagione 2)
  • Al passo con i Kardashians (reality show non originale, stagione 17)

18 febbraio

  • Non aprite quella porta (film originale)
  • La serie di Cuphead! (serie originale, stagione 1)
  • Space Force (serie originale, stagione 2)
  • Uno di noi sta mentendo (serie originale, stagione 1)
  • Downfall: Il caso Boeing (documentario originale)

19 febbraio

22 febbraio

  • Bubba Wallace: in gara contro ogni limite (serie originale, stagione 1)

25 febbraio

  • Vikings: Valhalla (serie originale, stagione 1)
  • La giudice (serie originale, stagione 1)
  • Madea: Il ritorno (film non originale)
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Focus

Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a gennaio 2022

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Netflix inaugura il 2022 con il ritorno di tre serie particolarmente amate dal pubblico, cioè Ozark (quarta stagione), After Life e Snowpiercer (entrambe al terzo ciclo di episodi). Fra i reality, spazio alla terza stagione di Too Hot to Handle, mentre fra i film originali in arrivo sulla piattaforma spicca il dramma storico Monaco: sull’orlo della guerra. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo a gennaio su Netflix.

Tutto ciò che vedremo a gennaio 2022 su Netflix

1 gennaio

  • Incastrati (serie originale, stagione 1)
  • Manifest (serie non originale, stagioni 1-3)
  • The Big Bang Theory (serie non originale, stagione 12)
  • The Good Doctor (serie non originale, stagione 4)
  • Sicario (film non originale)
  • Operazione amore (serie non originale, stagione 3)
  • Superstore (serie non originale, stagione 6)
  • Nessuno come noi (film non originale)
  • Love etc. (film non originale)
  • Passengers – Mistero ad alta quota (film non originale)
  • Percy (film non originale)
  • The Reader – A voce alta (film non originale)
  • Orders to Kill (film non originale)
  • Restless Natives (film non originale)
  • The Conquest of Everest (film non originale)
  • The Cruel Sea (film non originale)
  • Le Diable Par La Queue (film non originale)
  • Convoy (film non originale)
  • Intruder (film non originale)
  • The Iron Maiden (film non originale)
  • Così come sei (film non originale)
  • Amici come prima (film non originale)
  • Se son rose… (film non originale)
  • S.W.A.T.: Sotto assedio (film non originale)
  • Ti presento Sofia (film non originale)
  • 12 Soldier (film non originale)

2 gennaio

  • For Life (serie non originale, stagione 1)

3 gennaio

  • Bad Boys for Life (film non originale)

4 gennaio

  • Action Pack – Squadra in azione (serie animata originale, stagione 1)

5 gennaio

6 gennaio

  • The Club (serie originale, stagione 1 parte 2)
  • El Paramo – terrore invisibile (film originale)
  • Uncle Drew (film non originale)

7 gennaio

  • Mother/Android (film originale)
  • Una festa esagerata (film non originale)
  • Puoi baciare lo sposo (film non originale)
  • Classe Z (film non originale)
  • Hype House (serie non originale, stagione 1)

10 gennaio

  • Undercover (serie originale, stagione 3)
  • I magnifici sette (film non originale)

11 gennaio

  • L’origine du monde (film originale)

12 gennaio

  • How I Fell in Love With a Gangster (film originale)

13 gennaio

  • The Journalist (serie originale, stagione 1)
  • Brazen (film originale)
  • Photocopier (film originale)

14 gennaio

  • After Life (serie originale, stagione 3)
  • Archive 81 – Universi alternativi (serie originale, stagione 1)
  • The House (serie animata originale, stagione 1)
  • Riverdance – L’avventura animata (film originale)
  • El comediante (film originale)

18 gennaio

  • DOTA: Dragon’s Blood: Book (serie anime originale, stagione 2)

19 gennaio

  • Too Hot to Handle (reality originale, stagione 3)
  • Viaggi prelibati: Messico (docuserie originale, stagione 1)

20 gennaio

  • Il trattamento reale (film originale)
  • Midnight Asia: Mangia · Balla · Sogna (docuserie originale, stagione 1)

21 gennaio

  • Ozark (serie originale, stagione 4)
  • Monaco: sull’orlo della guerra (film originale)

25 gennaio

  • Snowpiercer (serie originale, stagione 3)
  • Neymar – Il caso perfetto (miniserie originale)

27 gennaio

  • Soy Georgina (serie originale, stagione 1)

28 gennaio

  • Getting Curious with Jonathan Van Ness (serie originale, stagione 1)
  • La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (serie originale, stagione 1)
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Netflix

Don’t Look Up: recensione del film con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence

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Il cinema di Adam McKay è incentrato sui mediocri. Dei mediocri che a volte diventano pretesti per racconti demenziali, come il suo esordio Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy e le successive collaborazioni con Will Ferrell, ma che in altri casi si trasformano in feroci e sfrenate satire sul mondo e sulla società, come nel caso de La grande scommessaVice – L’uomo nell’ombra e della sua ultima fatica Don’t Look Up, disponibile dall’8 dicembre nelle sale italiane e su Netflix dal 24 dello stesso mese. Un progetto esaltato da un cast stellare, che comprende ben 5 premi Oscar (Leonardo DiCaprioJennifer Lawrence, Mark Rylance, Cate BlanchettMeryl Streep) e altri formidabili interpreti del calibro di Timothée Chalamet, Jonah Hill, Ron Perlman, Rob Morgan e Tyler Perry.

Dopo la tragicomica ricostruzione della crisi finanziaria del 2007-2008 e l’inquietante ricostruzione della parabola politica di Dick Cheney, Adam McKay mette di nuovo al centro del mirino le istituzioni, che si trovano costrette ad affrontare l’imminente impatto della Terra con una cometa di circa 9 chilometri di diametro, capace di distruggere la vita su tutto il pianeta nel giro di pochi minuti. Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, nei panni rispettivamente del professore di astronomia Randall Mirby e della sua studentessa Kate Dibiasky, sono i rappresentanti della scienza, impegnata a fornire ai governi e ai cittadini dati inoppugnabili con i quali prendere decisioni importanti e urgenti.

Dall’altra parte, la Presidente USA Janie Orlean (una trumpiana Meryl Streep), il suo arrogante figlio Jason (Jonah Hill), la presentatrice Brie Evantee (una sontuosa Cate Blanchett, pur sepolta da chili di trucco) e il guru della tecnologia Peter Isherwell (Mark Rylance in un bizzarro incrocio fra Steve Jobs, Mark Zuckerberg ed Elon Musk). Un manipolo di pericolosi incompetenti contro la più pericolosa minaccia globale. Cosa può andare storto?

Don’t Look Up: un tragicomico sguardo sul nostro prossimo futuro

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Adam McKay è nato con la commedia, è stato forgiato come sceneggiatore dai suoi anni al Saturday Night Live e sa che attraverso la risata e un delicato equilibrio fra satira e grottesco si può ironizzare e fare riflettere su ogni cosa, come ci ha insegnato Stanley Kubrick col suo immortale Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Non stupisce quindi che questo regista statunitense, sempre più abile e tagliente, usi nuovamente il ridicolo e l’eccesso per mettere alla berlina tutte le categorie umane che ci circondano. In un curioso mix fra lo scenario di Idiocracy e la trama di Deep Impact, quasi tutti ne escono con le ossa rotte.

La rappresentazione più feroce è dedicata alle figure più potenti. Conosciamo quindi una politica più interessata alle elezioni di metà mandato che a un cataclisma mondiale, che non esita a sminuire la minaccia e a soffiare sull’ignoranza e sugli estremismi, lanciando un movimento che invita a non guardare in alto (da qui il titolo Don’t Look Up), in opposizione a chi implora di alzare lo sguardo per osservare con i propri occhi l’arrivo della cometa.

Immancabile poi la critica ai giganti della tecnologia, con il tycoon di Mark Rylance che riassume tutte le caratteristiche più sinistre dei giganti del tech, come l’impatto sulla nostra vita (la capacità degli algoritmi di prevedere i nostri futuri passi attraverso la piena conoscenza delle nostre attività), i collegamenti con la politica (Peter Isherwell è un finanziatore della campagna presidenziale di Janie Orlean) e il desiderio di impattare su ogni aspetto della nostra esistenza (l’app che propone buffi video di animali quando rileva ansia o malinconia).

Fra satira e parodia

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

In filigrana, emergono chiaramente i tre principali bersagli di Don’t Look Up: una classe politica cinica e totalmente priva di visione del futuro, coccolata dai colossi della finanza e della tecnologia; lo stato attuale dell’informazione sul Covid, con gli scienziati che a causa della pressione di negazionismi e riduzionisti faticano sempre di più a fare emergere la verità, e che anche quando ci riescono finiscono per essere inglobati dal sistema (si veda l’ascesa del personaggio di Leonardo DiCaprio nello star system e sui media, in una parabola che ricorda quella di tanti virologi negli ultimi mesi); infine, la minaccia mondiale che è costantemente sotto i nostri occhi, ben documentata dai ricercatori e nonostante ciò ignorata dalla stragrande maggioranza delle persone, cioè il cambiamento climatico, la vera cometa che si sta avvicinando alla Terra.

Muovendosi lungo queste direttrici, Adam McKay mette in scena una commedia spassosa e impertinente, che gioca con i cliché del cinema di fantascienza degli ultimi decenni (esilarante soprattutto il personaggio di Ron Perlman, vera e propria parodia dell’eroismo e della mascolinità sulla scia del Bruce Willis di Armageddon – Giudizio finale) e trova alcune notevoli intuizioni comiche in sceneggiatura, come le ripetute gag sugli snack fatti pagare alla Casa Bianca (vero e proprio trauma per il personaggio di Jennifer Lawrence) o la previsione dell’algoritmo sul futuro della Presidente Janie Orlean (sia al cinema che a casa, non alzatevi prima della fine dei titoli di coda!).

Il cast di Don’t Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Con le sue precedenti opere, Adam McKay ci aveva presentato soluzioni originali e di forte impatto dal punto di vista registico, come la crisi dei mutui subprime spiegata da Margot Robbie dentro una vasca da bagno ne La grande scommessa o il racconto che ricomincia letteralmente da capo in Vice – L’uomo nell’ombra. Con Don’t Look Up, il regista dà vita a un’opera decisamente lineare, che abbraccia quasi sempre l’assurdo e che trova proprio nei momenti più drammatici i suoi pochi momenti di debolezza. È questo il caso del personaggio di Jennifer Lawrence, che duella in bravura con Leonardo DiCaprio per buona parte del racconto prendendo le parti della logica e della razionalità, per poi mostrare la corda nel momento in cui si cerca di attribuirle sfumature più cupe e malinconiche.

Lo stesso Leonardo DiCaprio sembra a tratti faticare a rendere il disagio di un uomo di scienza perso fra ricerca e inaspettata popolarità, nucleo familiare e avance di una Cate Blanchett che interpreta alla perfezione l’essenza della falsità e dell’arrivismo. Da attore di sconfinato talento e impareggiabile carisma, DiCaprio riesce però anche a rubare la scena a tutti i colleghi, con un’esplosione di ira e di sdegno che è già antologia della storia recedente del cinema e grazie a cui metterà con ogni probabilità un’ennesima nomination all’Oscar nel suo prestigioso curriculum.

Mentre il già citato Il dottor Stranamore teneva dritta la barra sulla satira e sull’assurdo, trovando paradossalmente l’essenza dei personaggi e del loro contesto, Adam McKay ritrae in più di un’occasione la mano, cercando una non necessaria sponda drammatica (come i troppi stacchi sulle reazioni della popolazione mondiale agli eventi) invece di puntare senza indugi sul suo meraviglioso ensemble, che funziona invece a meraviglia soprattutto quando si muove sopra le righe.

Don’t Look Up: un monito sul prossimo futuro

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Don’t Look Up adempie comunque al proprio compito, lasciandoci più dubbi che certezze e più disagio che piacevolezza, nonostante le tante risate che regala. Questo perché, come evidenzia brillantemente il poster, l’opera di Adam McKay è basata su fatti realmente possibili e su scene squisitamente demenziali che sono molto meno improbabili di quanto crediamo. Fino a qualche anno fa, sarebbe stato difficile anche solo pensare a un Presidente degli Stati Uniti che invita a guardare in basso e a non credere agli allarmismi, a un’imminente catastrofe ignorata in favore del profitto e a un colosso tecnologico che dichiara esplicitamente di voler conoscere tutti i nostri pensieri per venderci la soluzione a bisogni che non sapevamo di avere.

Oggi sappiamo invece che tutto questo è realistico, se non addirittura probabile. Se c’è ancora la possibilità di salvarci dall’autodistruzione, la ricetta passa sicuramente da quello che ci mostra e ci suggerisce Don’t Look Up. Non ci resta quindi che smettere di dividerci in assurde fazioni, mettere da parte il trending topic del giorno e cominciare a costruire un futuro migliore. Senza mai smettere di guardare in alto.

Overall
8/10

Verdetto

Don’t Look Up è l’ennesimo gioiello esilarante e pungente della carriera di Adam McKay. Un cast stellare e in ottima forma mette in scena una storia talmente bizzarra e surreale da essere perfetta per la nostra confusa epoca. Un monito sul prossimo futuro da non sottovalutare e di cui fare tesoro.

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