Eurovision Song Contest: la storia dei Fire Saga Eurovision Song Contest: la storia dei Fire Saga

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Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga: recensione del film

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Nel turbolento mondo dell’intrattenimento degli ultimi anni, scosso continuamente dalle più che giustificate lotte per la parità di genere, da polemiche per la rappresentazione delle minoranze e da tragedie come la pandemia ancora in corso, un filone in particolare se ne esce con le ossa rotte. Stiamo parlando della commedia demenziale, soprattutto quella americana, che a cavallo fra anni ’90 e 2000 è stata portata alla ribalta planetaria dalla squadra di Judd Apatow e dal Frat Pack di Ben Stiller, Jack Black, Will Ferrell, Vince Vaughn e dei fratelli Owen e Luke Wilson. Proprio in un momento di generalizzata preoccupazione, questo filone prova timidamente a risorgere dalle sue ceneri con la produzione originale Netflix Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga, che riunisce tre pilastri di 2 single a nozze – Wedding Crashers: il regista David Dobkin e gli interpreti Will Ferrell e Rachel McAdams.

Più che all’opera del 2005, sorretta dall’estro e dalla vis comica dei suoi interpreti in un impianto da goliardica commedia, Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga ricorda nello spunto di partenza Zoolander, i suoi personaggi sopra le righe e la sua voglia di fare satira su uno specifico settore, che in questo caso non è la moda, ma il bizzarro carrozzone che ruota intorno alla più celebre manifestazione canora europea, capace in passato di lanciare verso la ribalta internazionale artisti del calibro di Céline Dion e degli ABBA. Il legame fra il film e l’Eurovision Song Contest è sottolineato dal fatto che il lancio su Netflix dell’opera di David Dobkin avrebbe dovuto coincidere con l’inizio della manifestazione, poi annullata per i motivi che purtroppo ben conosciamo.

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga: Will Ferrell e Rachel McAdams fra musica e risate

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga

Il sorprendente Will Ferrell e la sempre più brava Rachel McAdams interpretano Lars Erickssong e Sigrit Ericksdottir, i due membri dei cosiddetti Fire Saga, gruppo islandese nato dall’amicizia pluriennale fra i due e alimentato dal sogno di vincere l’Eurovision Song Contest. I due, abituati a esibirsi in squallidi bar di provincia sotto il freddo sguardo dei conoscenti e del padre di Lars, Erick (un ottimo Pierce Brosnan), riescono con un doppio colpo di fortuna a qualificarsi e a vincere le eliminatorie islandesi per l’Eurovision, guadagnandosi il diritto di rappresentare la loro nazione e di esibirsi su quel palco che agognavano fin da bambini. Giunti a Edimburgo, sede della finale, i due si trovano costretti a fronteggiare agguerriti avversari, come il russo Alexander Lemtov (il perfetto Dan Stevens), e soprattutto a risolvere i lati più ambigui del loro rapporto, dopo anni di silenzio e imbarazzo.

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga si muove così lungo diversi binari, dimostrandosi quasi sempre all’altezza della sfida narrativa, nonostante un minutaggio che supera le due ore, non sempre efficace per una commedia. La quota di comicità demenziale è garantita soprattutto dalle esilaranti esibizioni musicali dei Fire Saga, che, come intuibile già dal trailer, valgono da sole la visione. Anche l’intento parodistico nei confronti dell’Eurovision riesce a trovare l’equilibrio fra affettuosa ironia e fedele rappresentazione, facilitato dal fatto che anche la vera manifestazione cammina costantemente sul sottile filo che separa l’arte dal kitsch.

A lasciare perplessi è invece la superficiale rappresentazione degli islandesi come popolo rozzo ed estraneo alla modernità. A tratti si respira l’atmosfera di inesperienza e atavica mediocrità alla base di Cool Runnings – Quattro sottozero e della sua indimenticabile nazionale giamaicana di bob, che in questo caso non è però giustificata: l’Islanda vanta infatti ben 32 partecipazioni e due secondi posti all’Eurovision.

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga: il punto di vista statunitense sulla manifestazione

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga

Dove Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga sorprende in positivo è invece nello sviluppo dei personaggi e delle dinamiche fra loro. Se inizialmente è facile entrare in empatia con il personaggio di Will Ferrell, un bambino sognatore intrappolato nel corpo di un adulto di mezza età, con il passare dei minuti è pressoché impossibile non innamorarsi della Sigrit di Rachel McAdams, davvero fenomenale nel dare umanità e tridimensionalità ai personaggi da lei interpretati, in ogni contesto. La sensibilità e il tatto con cui viene trattato l’impacciato e incerto rapporto fra i due protagonisti sono difficilmente riscontrabili all’interno di una commedia demenziale, e sostengono il racconto anche quando rischia di accartocciarsi su se stesso.

Quando Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga si allontana da Lars e Sigrit, trova inoltre una valida sponda in alcuni personaggi secondari, come il taciturno e apparentemente inscalfibile Brosnan e il grottesco Stevens, da cui arriva inaspettatamente anche una stilettata alla Russia di Vladimir Putin. Gli appassionati di lunga data della più importante manifestazione canora europea noteranno inoltre una rappresentazione della stessa tipicamente americana, nel bene e nel male. Da una parte, le sgargianti performance musicali sono messe in scena in maniera talmente eccessiva da essere paradossalmente indistinguibili da ciò che avviene nella realtà. Dall’altro lato, si percepisce che il punto di vista sulla rassegna è quello di chi scruta dall’alto verso il basso, cioè di chi, abituato al glamour dei Grammy, guarda a questa unica commistione di culture e tradizioni come a un inafferrabile e folkloristico circo.

Non ingannano in questo senso i tentativi da parte di Ferrell (anche sceneggiatore insieme a Andrew Steele) di ristabilire l’equidistanza, attraverso taglienti e ripetute gag contro un gruppo di giovani americani, condite da stereotipi su Starbucks e sulla loro scarsa dimestichezza con altre culture.

La risposta demenziale a A Star Is Born

Anche se la comicità è penalizzata da qualche sbavatura di troppo in fase di sceneggiatura e montaggio (un esempio su tutti: il confusionario rapporto fra i genitori dei protagonisti), Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga non delude gli spettatori in cerca di puro intrattenimento, grazie a un Ferrell che come sempre riesce a essere irresistibile anche quando platealmente fuori parte e a una McAdams ormai in grado di fare tutto tranne cantare (nelle performance canore è doppiata dalla cantante svedese Molly Sandén, in modo da esaltare la differenza di talento fra il suo personaggio e il partner). Gradevoli anche le diverse comparsate, fra cui segnaliamo la sfilata degli ultimi vincitori della manifestazione e il piccolo e autoironico ruolo della ritrovata Demi Lovato.

A convincere ancora di più è però il climax emotivo del racconto, ampiamente intuibile nell’esito ma costruito in maniera impeccabile. Gli orfani di A Star Is Born potrebbero trovare un controcampo assurdo ma non meno emozionante del racconto con protagonisti Bradley Cooper e Lady Gaga, e la nomination all’Oscar come migliore canzone originale non è un’utopia. E in una piattaforma come Netflix, spesso accusata non a torto di piattezza e ripetitività nella maggior parte delle sue produzioni originali, Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga fornisce un contributo non indifferente in termini di varietà di generi e atmosfere, dimostrando coi fatti che anche nel campo di gioco della commedia meno ambiziosa e più giocosa è possibile costruire qualcosa di originale, con cui gli spettatori possano empatizzare.

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga: la commedia demenziale ha di nuovo un futuro?

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga

Ricollegandoci a quanto dicevamo in apertura sulla scarsità di commedie demenziali nel cinema contemporaneo, Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga potrebbe costituire un primo segnale per una possibile inversione di rotta. Il decimo posto provvisorio dell’opera di Dobkin nella classifica dei più visti su Netflix è forse un risultato inferiore alle attese, ma confidiamo che questa storia particolare e allo stesso tempo universale, grottesca ma a tratti toccante, possa avere un risultato più duraturo nel tempo rispetto ad altre opere usa e getta che popolano le varie piattaforme di streaming.

Mai come in questo momento c’è bisogno di divertirsi e scacciare i pensieri più cupi: Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga adempie perfettamente a questo compito, regalandoci due ore di spensieratezza fra musica e risate e ricordandoci, in un’epoca di distanziamento sociale, che non è mai troppo tardi per colmare le distanze con le persone a noi care.

Overall
7/10

Verdetto

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga concentra la sua carica ironica e demenziale sul mondo della musica, e nello specifico su una manifestazione che ogni anno inchioda davanti allo schermo decine di milioni di europei. L’umorismo non è sempre centrato, ma la gestione dei personaggi e della loro progressione fa chiudere un occhio su molti difetti.

Focus

Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a febbraio 2022

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Anche a febbraio, Netflix ha in serbo tante novità per i propri abbonati, a cominciare dal ritorno di due serie particolarmente amate come Disincanto e Space Force. Non mancano i film originali, come Dalla mia finestra, Il mese degli deiAmore e guinzagli. Spazio come sempre anche a documentari e reality show, come Il truffatore di Tinder e L’amore è cieco. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo il prossimo mese su Netflix.

Cosa vedremo su Netflix a febbraio 2022

Netflix

1 febbraio

  • Dion (serie originale, stagione 2)
  • Finding Ola (serie originale, stagione 1)
  • John Wick (film non originale)
  • Riverdale (serie non originale, stagione 5)
  • Conan il ragazzo del futuro (serie non originale, stagione 1)

2 febbraio

  • Oscuro desiderio (serie originale, stagione 2)
  • Me Contro Te – Il Film – La Vendetta del Sig. S (film non originale)
  • Il truffatore di Tinder (documentario originale)

3 febbraio

  • Murderville (serie originale, stagione 1)

4 febbraio

  • Dalla mia finestra (film originale)
  • Il colore delle magnolie (serie originale, stagione 2)

6 febbraio

  • Brooklyn 99 (serie non originale, stagione 7)

8 febbraio

  • Il mese degli dei (film originale)
  • Ms. Pat: Y’All Wanna Hear Something Crazy? (stand-up comedy originale)
  • L’amore è cieco: Giappone (reality show originale)

9 febbraio

  • Disincanto (serie originale, stagione 4)
  • Idee da vendere (reality show originale, stagione 1)

11 febbraio

  • Amore e guinzagli (film originale)
  • Tallgirl 2 (film originale)
  • Bigbug (film originale)
  • Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy (film originale)
  • Love Tactics (film originale)
  • Inventing Anna (serie originale, stagione 1)
  • Toy Boy (serie originale, stagione 2)
  • L’amore è cieco (reality show originale, stagione 2)

14 febbraio

  • Fedeltà (serie originale, stagione 1)

16 febbraio

  • Secrets of Summer (Cielo Grande) (serie originale, stagione 1)

17 febbraio

  • Perdonaci i nostri peccati (film originale)
  • Erax (film originale)
  • Heart Shot – Dritto al cuore (film originale)
  • Il giovane Wallander (serie originale, stagione 2)
  • Al passo con i Kardashians (reality show non originale, stagione 17)

18 febbraio

  • Non aprite quella porta (film originale)
  • La serie di Cuphead! (serie originale, stagione 1)
  • Space Force (serie originale, stagione 2)
  • Uno di noi sta mentendo (serie originale, stagione 1)
  • Downfall: Il caso Boeing (documentario originale)

19 febbraio

22 febbraio

  • Bubba Wallace: in gara contro ogni limite (serie originale, stagione 1)

25 febbraio

  • Vikings: Valhalla (serie originale, stagione 1)
  • La giudice (serie originale, stagione 1)
  • Madea: Il ritorno (film non originale)
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Focus

Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a gennaio 2022

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Netflix inaugura il 2022 con il ritorno di tre serie particolarmente amate dal pubblico, cioè Ozark (quarta stagione), After Life e Snowpiercer (entrambe al terzo ciclo di episodi). Fra i reality, spazio alla terza stagione di Too Hot to Handle, mentre fra i film originali in arrivo sulla piattaforma spicca il dramma storico Monaco: sull’orlo della guerra. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo a gennaio su Netflix.

Tutto ciò che vedremo a gennaio 2022 su Netflix

After Life

1 gennaio

  • Incastrati (serie originale, stagione 1)
  • Manifest (serie non originale, stagioni 1-3)
  • The Big Bang Theory (serie non originale, stagione 12)
  • The Good Doctor (serie non originale, stagione 4)
  • Sicario (film non originale)
  • Operazione amore (serie non originale, stagione 3)
  • Superstore (serie non originale, stagione 6)
  • Nessuno come noi (film non originale)
  • Love etc. (film non originale)
  • Passengers – Mistero ad alta quota (film non originale)
  • Percy (film non originale)
  • The Reader – A voce alta (film non originale)
  • Orders to Kill (film non originale)
  • Restless Natives (film non originale)
  • The Conquest of Everest (film non originale)
  • The Cruel Sea (film non originale)
  • Le Diable Par La Queue (film non originale)
  • Convoy (film non originale)
  • Intruder (film non originale)
  • The Iron Maiden (film non originale)
  • Così come sei (film non originale)
  • Amici come prima (film non originale)
  • Se son rose… (film non originale)
  • S.W.A.T.: Sotto assedio (film non originale)
  • Ti presento Sofia (film non originale)
  • 12 Soldier (film non originale)

2 gennaio

  • For Life (serie non originale, stagione 1)

3 gennaio

  • Bad Boys for Life (film non originale)

4 gennaio

  • Action Pack – Squadra in azione (serie animata originale, stagione 1)

5 gennaio

6 gennaio

  • The Club (serie originale, stagione 1 parte 2)
  • El Paramo – terrore invisibile (film originale)
  • Uncle Drew (film non originale)

7 gennaio

  • Mother/Android (film originale)
  • Una festa esagerata (film non originale)
  • Puoi baciare lo sposo (film non originale)
  • Classe Z (film non originale)
  • Hype House (serie non originale, stagione 1)

10 gennaio

  • Undercover (serie originale, stagione 3)
  • I magnifici sette (film non originale)

11 gennaio

  • L’origine du monde (film originale)

12 gennaio

  • How I Fell in Love With a Gangster (film originale)

13 gennaio

  • The Journalist (serie originale, stagione 1)
  • Brazen (film originale)
  • Photocopier (film originale)

14 gennaio

  • After Life (serie originale, stagione 3)
  • Archive 81 – Universi alternativi (serie originale, stagione 1)
  • The House (serie animata originale, stagione 1)
  • Riverdance – L’avventura animata (film originale)
  • El comediante (film originale)

18 gennaio

  • DOTA: Dragon’s Blood: Book (serie anime originale, stagione 2)

19 gennaio

  • Too Hot to Handle (reality originale, stagione 3)
  • Viaggi prelibati: Messico (docuserie originale, stagione 1)

20 gennaio

  • Il trattamento reale (film originale)
  • Midnight Asia: Mangia · Balla · Sogna (docuserie originale, stagione 1)

21 gennaio

  • Ozark (serie originale, stagione 4)
  • Monaco: sull’orlo della guerra (film originale)

25 gennaio

  • Snowpiercer (serie originale, stagione 3)
  • Neymar – Il caso perfetto (miniserie originale)

27 gennaio

  • Soy Georgina (serie originale, stagione 1)

28 gennaio

  • Getting Curious with Jonathan Van Ness (serie originale, stagione 1)
  • La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (serie originale, stagione 1)
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Netflix

Don’t Look Up: recensione del film con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence

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Don't Look Up

Il cinema di Adam McKay è incentrato sui mediocri. Dei mediocri che a volte diventano pretesti per racconti demenziali, come il suo esordio Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy e le successive collaborazioni con Will Ferrell, ma che in altri casi si trasformano in feroci e sfrenate satire sul mondo e sulla società, come nel caso de La grande scommessaVice – L’uomo nell’ombra e della sua ultima fatica Don’t Look Up, disponibile dall’8 dicembre nelle sale italiane e su Netflix dal 24 dello stesso mese. Un progetto esaltato da un cast stellare, che comprende ben 5 premi Oscar (Leonardo DiCaprioJennifer Lawrence, Mark Rylance, Cate BlanchettMeryl Streep) e altri formidabili interpreti del calibro di Timothée Chalamet, Jonah Hill, Ron Perlman, Rob Morgan e Tyler Perry.

Dopo la tragicomica ricostruzione della crisi finanziaria del 2007-2008 e l’inquietante ricostruzione della parabola politica di Dick Cheney, Adam McKay mette di nuovo al centro del mirino le istituzioni, che si trovano costrette ad affrontare l’imminente impatto della Terra con una cometa di circa 9 chilometri di diametro, capace di distruggere la vita su tutto il pianeta nel giro di pochi minuti. Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, nei panni rispettivamente del professore di astronomia Randall Mirby e della sua studentessa Kate Dibiasky, sono i rappresentanti della scienza, impegnata a fornire ai governi e ai cittadini dati inoppugnabili con i quali prendere decisioni importanti e urgenti.

Dall’altra parte, la Presidente USA Janie Orlean (una trumpiana Meryl Streep), il suo arrogante figlio Jason (Jonah Hill), la presentatrice Brie Evantee (una sontuosa Cate Blanchett, pur sepolta da chili di trucco) e il guru della tecnologia Peter Isherwell (Mark Rylance in un bizzarro incrocio fra Steve Jobs, Mark Zuckerberg ed Elon Musk). Un manipolo di pericolosi incompetenti contro la più pericolosa minaccia globale. Cosa può andare storto?

Don’t Look Up: un tragicomico sguardo sul nostro prossimo futuro

Don't Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Adam McKay è nato con la commedia, è stato forgiato come sceneggiatore dai suoi anni al Saturday Night Live e sa che attraverso la risata e un delicato equilibrio fra satira e grottesco si può ironizzare e fare riflettere su ogni cosa, come ci ha insegnato Stanley Kubrick col suo immortale Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Non stupisce quindi che questo regista statunitense, sempre più abile e tagliente, usi nuovamente il ridicolo e l’eccesso per mettere alla berlina tutte le categorie umane che ci circondano. In un curioso mix fra lo scenario di Idiocracy e la trama di Deep Impact, quasi tutti ne escono con le ossa rotte.

La rappresentazione più feroce è dedicata alle figure più potenti. Conosciamo quindi una politica più interessata alle elezioni di metà mandato che a un cataclisma mondiale, che non esita a sminuire la minaccia e a soffiare sull’ignoranza e sugli estremismi, lanciando un movimento che invita a non guardare in alto (da qui il titolo Don’t Look Up), in opposizione a chi implora di alzare lo sguardo per osservare con i propri occhi l’arrivo della cometa.

Immancabile poi la critica ai giganti della tecnologia, con il tycoon di Mark Rylance che riassume tutte le caratteristiche più sinistre dei giganti del tech, come l’impatto sulla nostra vita (la capacità degli algoritmi di prevedere i nostri futuri passi attraverso la piena conoscenza delle nostre attività), i collegamenti con la politica (Peter Isherwell è un finanziatore della campagna presidenziale di Janie Orlean) e il desiderio di impattare su ogni aspetto della nostra esistenza (l’app che propone buffi video di animali quando rileva ansia o malinconia).

Fra satira e parodia

Don't Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

In filigrana, emergono chiaramente i tre principali bersagli di Don’t Look Up: una classe politica cinica e totalmente priva di visione del futuro, coccolata dai colossi della finanza e della tecnologia; lo stato attuale dell’informazione sul Covid, con gli scienziati che a causa della pressione di negazionismi e riduzionisti faticano sempre di più a fare emergere la verità, e che anche quando ci riescono finiscono per essere inglobati dal sistema (si veda l’ascesa del personaggio di Leonardo DiCaprio nello star system e sui media, in una parabola che ricorda quella di tanti virologi negli ultimi mesi); infine, la minaccia mondiale che è costantemente sotto i nostri occhi, ben documentata dai ricercatori e nonostante ciò ignorata dalla stragrande maggioranza delle persone, cioè il cambiamento climatico, la vera cometa che si sta avvicinando alla Terra.

Muovendosi lungo queste direttrici, Adam McKay mette in scena una commedia spassosa e impertinente, che gioca con i cliché del cinema di fantascienza degli ultimi decenni (esilarante soprattutto il personaggio di Ron Perlman, vera e propria parodia dell’eroismo e della mascolinità sulla scia del Bruce Willis di Armageddon – Giudizio finale) e trova alcune notevoli intuizioni comiche in sceneggiatura, come le ripetute gag sugli snack fatti pagare alla Casa Bianca (vero e proprio trauma per il personaggio di Jennifer Lawrence) o la previsione dell’algoritmo sul futuro della Presidente Janie Orlean (sia al cinema che a casa, non alzatevi prima della fine dei titoli di coda!).

Il cast di Don’t Look Up

Don't Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Con le sue precedenti opere, Adam McKay ci aveva presentato soluzioni originali e di forte impatto dal punto di vista registico, come la crisi dei mutui subprime spiegata da Margot Robbie dentro una vasca da bagno ne La grande scommessa o il racconto che ricomincia letteralmente da capo in Vice – L’uomo nell’ombra. Con Don’t Look Up, il regista dà vita a un’opera decisamente lineare, che abbraccia quasi sempre l’assurdo e che trova proprio nei momenti più drammatici i suoi pochi momenti di debolezza. È questo il caso del personaggio di Jennifer Lawrence, che duella in bravura con Leonardo DiCaprio per buona parte del racconto prendendo le parti della logica e della razionalità, per poi mostrare la corda nel momento in cui si cerca di attribuirle sfumature più cupe e malinconiche.

Lo stesso Leonardo DiCaprio sembra a tratti faticare a rendere il disagio di un uomo di scienza perso fra ricerca e inaspettata popolarità, nucleo familiare e avance di una Cate Blanchett che interpreta alla perfezione l’essenza della falsità e dell’arrivismo. Da attore di sconfinato talento e impareggiabile carisma, DiCaprio riesce però anche a rubare la scena a tutti i colleghi, con un’esplosione di ira e di sdegno che è già antologia della storia recedente del cinema e grazie a cui metterà con ogni probabilità un’ennesima nomination all’Oscar nel suo prestigioso curriculum.

Mentre il già citato Il dottor Stranamore teneva dritta la barra sulla satira e sull’assurdo, trovando paradossalmente l’essenza dei personaggi e del loro contesto, Adam McKay ritrae in più di un’occasione la mano, cercando una non necessaria sponda drammatica (come i troppi stacchi sulle reazioni della popolazione mondiale agli eventi) invece di puntare senza indugi sul suo meraviglioso ensemble, che funziona invece a meraviglia soprattutto quando si muove sopra le righe.

Don’t Look Up: un monito sul prossimo futuro

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Don’t Look Up adempie comunque al proprio compito, lasciandoci più dubbi che certezze e più disagio che piacevolezza, nonostante le tante risate che regala. Questo perché, come evidenzia brillantemente il poster, l’opera di Adam McKay è basata su fatti realmente possibili e su scene squisitamente demenziali che sono molto meno improbabili di quanto crediamo. Fino a qualche anno fa, sarebbe stato difficile anche solo pensare a un Presidente degli Stati Uniti che invita a guardare in basso e a non credere agli allarmismi, a un’imminente catastrofe ignorata in favore del profitto e a un colosso tecnologico che dichiara esplicitamente di voler conoscere tutti i nostri pensieri per venderci la soluzione a bisogni che non sapevamo di avere.

Oggi sappiamo invece che tutto questo è realistico, se non addirittura probabile. Se c’è ancora la possibilità di salvarci dall’autodistruzione, la ricetta passa sicuramente da quello che ci mostra e ci suggerisce Don’t Look Up. Non ci resta quindi che smettere di dividerci in assurde fazioni, mettere da parte il trending topic del giorno e cominciare a costruire un futuro migliore. Senza mai smettere di guardare in alto.

Overall
8/10

Verdetto

Don’t Look Up è l’ennesimo gioiello esilarante e pungente della carriera di Adam McKay. Un cast stellare e in ottima forma mette in scena una storia talmente bizzarra e surreale da essere perfetta per la nostra confusa epoca. Un monito sul prossimo futuro da non sottovalutare e di cui fare tesoro.

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