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Freaks Out: recensione del film di Gabriele Mainetti

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Un circo dall’inevitabile retrogusto felliniano nella Roma del 1943 che lascia improvvisamente strada a scene di guerra impensabili per il cinema italiano contemporaneo, che sembrano uscite da Salvate il soldato Ryan. Una città occupata dai nazisti, fra i quali si distingue Franz, presentato come uno dei nemici per antonomasia di Indiana Jones, ma dotato inaspettatamente di un’aura di solitudine e fragilità, che ce lo fa percepire quasi umano. Un gruppo di personaggi sudici e bizzarri, che la società vorrebbe relegare a mostri, nonostante in loro tutto emani vita, entusiasmo e unicità. I primi minuti di Freaks Out non sono solamente l’incipit del secondo lavoro di Gabriele Mainetti, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte del regista che con Lo chiamavano Jeeg Robot ha inaugurato una nuova fase per il cinema italiano.

Stavolta non c’è né un eroe inconsapevole alla Enzo Ceccotti, né un villain in cerca di rivincita e popolarità alla Fabio Cannizzaro. Sui personaggi del circo Mezza Piotta piovono bombe, non quelle che Lo Zingaro voleva utilizzare per fare il botto, ma quelle dei nazisti che assediano un’intera nazione, con l’arroganza di chi si crede padrone del mondo intero. Un possibile spunto per raccontare la storia, che Mainetti restituisce al mittente per raccontare le storie, quelle dei suoi freak. Come sottolinea il titolo, la guerra costringe i freak di Mainetti a uscire dal circo in cui si esibivano come fenomeni da baraccone, ma che al tempo stesso era l’unico rifugio caldo e accogliente per tutti loro.

Matilde, Fulvio, Cencio e Mario: una ragazza che emana scariche elettriche, un uomo lupo incredibilmente forzuto, un albino che governa gli insetti e un nano che attira i metalli chiamati a cercarsi il loro posto nel mondo e nella storia, mentre divampa lo scontro fra nazisti e partigiani.

Freaks Out: il kolossal bellico di Gabriele Mainetti fra emarginazione e riscatto

Freaks Out

La caratteristica principale di Freaks Out è l’ambizione. Ambizione produttiva, che ha richiesto al progetto oltre tre anni di lavorazione per un budget finale di circa 12 milioni di euro, cifre da kolossal per la nostra industria cinematografica; ambizione tecnica, che ha spinto Mainetti a un lavoro certosino sugli effetti speciali, con risultati che alzano l’asticella qualitativa per l’intero cinema italiano; ma anche ambizione creativa, grazie alla quale il regista ha condensato in poco più di 2 ore l’immaginario che l’ha formato, in un’opera che guarda contemporaneamente al neorealismo e al cinema d’avventura alla Spielberg, ai cinecomic e ai manga; ambizione narrativa, che ha condotto Mainetti e il suo fido sceneggiatore Nicola Guaglianone verso un racconto corale e di ampio respiro, con tanti diversi personaggi e uno spettro temporale che arriva fino ai giorni nostri, grazie alla capacità del villain nazista Frank di vedere il futuro.

Se Lo chiamavano Jeeg Robot aveva rappresentato una ventata d’aria fresca per il cinema italiano, Freaks Out è la dimostrazione che si può e si deve osare ancora di più, affrancandosi definitivamente dalle stantie dramedy familiari e abbracciando progetti dalle ritrovate velleità internazionali, che possono confrontarsi a testa alta con la qualità tecnica delle produzioni nordamericane, attingendo però allo sconfinato campionario di storie e sfumature del nostro Paese. Un’opera smisurata, nell’accezione più positiva del termine, a cui si possono tranquillamente perdonare alcune sbavature, come una narrazione a tratti caotica e l’eccessiva dilatazione di alcune sequenze, che potrebbero infastidire un pubblico anestetizzato da progetti nostrani estremamente più semplici e spesso banali.

La forza dei personaggi

Freaks Out

Anche nei momenti meno efficaci, Freaks Out è sorretto dalla forza dei suoi personaggi, caratteristica comune al precedente lavoro di Mainetti. Lo strambo ensemble messo insieme dal regista sembra uscito da una delle commedie all’italiana che hanno contribuito alla storia del nostro cinema. Antieroi sconfitti e a tratti detestabili, fra i quali si distinguono Cencio di Pietro Castellitto, che nonostante la propria condizione di emarginato subisce la fascinazione del nazismo, esibendosi in una serie di inquietanti bracci tesi, Fulvio di Claudio Santamaria, “mostro” dotto e con un passato da prigioniero e soprattutto la Matilde di Aurora Giovinazzo, che come la Ilenia Pastorelli de Lo chiamavano Jeeg Robot si rivela il cuore pulsante del film, cimentandosi addirittura in un disperato inseguimento a un carro armato che richiama alla mente dei cinefili la Anna Magnani di Roma città aperta.

Un’altra sorpresa di Freaks Out è il già citato villain Franz di Franz Rogowski, vera e propria scheggia impazzita del film. In molti si attendevano una sorta di clone dello Zingaro (ruolo che per gestualità e parlata è invece più simile a quello di Pietro Castellitto), ma Mainetti spiazza tutti consegnandoci la figura di un nazista molto meno detestabile rispetto a quanto siamo abituati, che in due suggestivi cortocircuiti temporali si cimenta addirittura nell’esecuzione al piano di rivisitazioni di Creep e Sweet Child o’ Mine e in una videochiamata con il nostro presente, con un iPhone che gli spalanca le porte del futuro della società e del regime che rappresenta. Due dei momenti più affascinanti e creativi di un’opera che rifiuta qualsiasi compromesso narrativo, preferendo sempre la sperimentazione visiva alla parola, scelta cinematograficamente vincente.

Freaks Out: la scommessa di Gabriele Mainetti

Freaks Out ci trasporta in una Roma ferita e in macerie, in cui tutto, dal più improbabile atto di eroismo alla più tragica catastrofe, sembra davvero possibile. Ben vengano quindi le esagerazioni, i personaggi meno approfonditi di altri (come il gobbo di Max Mazzotta, che avrebbe meritato un film a sé) e le motivazioni non sempre chiare di alcuni dei protagonisti, prezzo da pagare per un’opera che in cui si percepisce il coraggio di osare oltre ogni ragionevole dubbio, che ci consegna un autore fatto e finito come Gabriele Mainetti, non a caso selezionato nell’ambita e prestigiosa vetrina internazionale di Venezia 78.

Freaks Out arriverà nelle sale italiane il 28 ottobre, distribuito da 01 Distribution.

Overall
7.5/10

Verdetto

Gabriele Mainetti realizza un vero e proprio kolossal bellico, che scava nell’immaginario dell’autore e nella storia del nostro Paese, con personaggi veri e mai banali. Un progetto ambizioso e coraggioso, a cui si perdonano volentieri qualche sbavatura e alcuni passaggi decisamente caotici.

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Oscar 2022: tutte le nomination per la notte più attesa dell’anno

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Oscar 2022

Sono state annunciate le nomination agli Oscar 2022, i riconoscimenti indubbiamente più attesi dell’annata cinematografica. A dominare su tutti è Il potere del cane di Jane Campion, che ha conquistato ben 12 nomination. A seguire, Dune di Denis Villeneuve con 10 e West Side Story e Belfast, appaiati a 7. Per quanto riguarda il comparto attoriale, non sono una sorpresa le nomination per Javier BardemBenedict CumberbatchAndrew GarfieldWill SmithDenzel Washington fra gli uomini, come quelle di Jessica Chastain e Kristen Stewart fra le donne. Stupisce invece l’assenza di Lady Gaga dalle candidature agli Oscar 2022. La sua prova in House of Gucci non è bastata a regalarle una nomination che in molti si aspettavano.

L’Italia ha buoni motivi per festeggiare: Paolo Sorrentino ha infatti conquistato la nomination per il miglior film internazionale grazie al suo È stata la mano di Dio, mentre Enrico Casarosa ha ottenuto la candidatura nella sezione dedicata al miglior film d’animazione con il suo Luca. Da non sottovalutare inoltre la nomination per Massimo Cantini Parrini, candidato per i costumi del musical Cyrano. Di seguito, l’elenco completo delle nomination agli Oscar 2022, che saranno assegnati il prossimo 27 marzo.

Oscar 2022: tutte le nomination

È stata la mano di Dio

Foto di Gianni Fiorito

Miglior film

  • Belfast (Kenneth Branagh)
  • I segni del cuore – CODA (Sian Heder)
  • Don’t Look Up (Adam McKay)
  • Drive My Car (Ryusuke Hamaguchi)
  • Dune (Denis Villeneuve)
  • Una famiglia vincente – King Richard (Reinaldo Marcus Green)
  • Licorice Pizza (Paul Thomas Anderson)
  • Nightmare Alley (Guillermo del Toro)
  • Il potere del cane (Jane Campion)
  • West Side Story (Steven Spielberg)

Migliore regista

  • Kenneth Branagh – Belfast
  • Ryusuke Hamaguchi – Drive My Car
  • Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
  • Jane Campion – Il potere del cane
  • Steven Spielberg – West Side Story

Migliore attrice protagonista

Miglior attore protagonista

  • Javier Bardem – Being the Ricardos
  • Benedict Cumberbatch – Il potere del cane
  • Andrew Garfield – Tick, Tick… BOOM!
  • Will Smith – Una famiglia vincente – King Richard
  • Denzel Washington – Macbeth

Migliore attrice non protagonista

  • Kirsten Dunst – Il potere del cane
  • Aunjanue Ellis – Una famiglia vincente – King Richard
  • Ariana DeBose – West Side Story
  • Jessie Buckley – The Lost Daughter
  • Judi Dench – Belfast

Miglior attore non protagonista

  • Kodi Smit-McPhee – Il potere del cane
  • Troy Kotsur – I segni del cuore – CODA
  • Ciarán Hinds – Belfast
  • J. K. Simmons – Being the Ricardos
  • Jesse Plemons – Il potere del cane

Miglior sceneggiatura originale

  • Belfast
  • Don’t Look Up
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Licorice Pizza
  • La persona peggiore del mondo

Miglior sceneggiatura non originale

  • I segni del cuore – CODA
  • Drive My Car
  • Dune
  • The Lost Daughter
  • Il potere del cane

Miglior film internazionale

  • Drive My Car (Ryūsuke Hamaguchi)
  • Flee (Jonas Poher Rasmussen)
  • È stata la mano di Dio (Paolo Sorrentino)
  • Lunana: A Yak in the Classroom (Pawo Choyning Dorji)
  • La persona peggiore del mondo (Joachim Trier)

Miglior film d’animazione

  • Encanto
  • Flee
  • Luca
  • I Mitchell contro le macchine
  • Raya e l’ultimo drago

Migliore fotografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Miglior montaggio

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Il potere del cane
  • Tick, Tick… BOOM!

Migliore scenografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Migliore colonna sonora

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Encanto
  • Madres Paralelas
  • Il potere del cane

Miglior canzone originale

  • Be Alive (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Dos Oroguitas (Encanto)
  • Down to Joy (Belfast)
  • No Time to Die (No Time to Die)
  • Somehow You Do (Four Good Days)

Migliori effetti visivi

  • Dune
  • Free Guy
  • No Time to Die
  • Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli
  • Spider-Man: No Way Home

Miglior sonoro

  • Belfast
  • Dune
  • No Time to Die
  • Il potere del cane
  • West Side Story

Migliori costumi

  • Crudelia (Jenny Beavan)
  • Cyrano (Massimo Cantini Parrini)
  • Dune (Jacqueline West and Bob Morgan)
  • Nightmare Alley (Luis Sequeira)
  • West Side Story (Paul Tazewell)

Miglior trucco e acconciatura

Miglior documentario

  • Ascension
  • Attica
  • Flee
  • Summer of Soul
  • Writing with Fire

Migliore cortometraggio documentario

  • Audible
  • Lead Me Home
  • The Queen of Basketball
  • Three Songs for Benazir
  • When We Were Bullies

Migliore cortometraggio

  • Ala Kachuu
  • The Dress
  • The Long Goodbye
  • On My Mind
  • Please Hold

Miglior cortometraggio d’animazione

  • Affair of the Art
  • Bestia
  • Robin Robin
  • Boxballet
  • The Windshield Wiper
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Razzie Awards 2022: le candidature per i peggiori film dell’anno

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Razzie Awards 2022

Sono state annunciate le nomination ai Razzie Awards 2022, riconoscimenti dedicati al peggio che il cinema ha saputo offrire nel corso dell’annata precedente. La cerimonia di consegna di questi temutissimi premi si terrà il 26 marzo cioè, come da tradizione, la sera prima degli Oscar. Non mancano le sorprese, come le diverse candidature per il film Netflix La donna alla finestra e per la sua protagonista Amy Adams, quelle a Jared Leto e Ben Affleck e a Space Jam: New Legends. Ma a meritare la palma di star più sbertucciata dell’annata è sicuramente Bruce Willis, che conquista addirittura una categoria dedicata solo alle sue performance nella passata stagione cinematografica. Di seguito, tutte le nomination ai Razzie Awards 2022.

Le nomination ai Razzie Awards

La donna alla finestra

Peggior film

  • Diana the Musical (adattamento Netflix)
  • Infinite
  • Karen
  • Space Jam: New Legends
  • La donna alla finestra

Peggior attore protagonista

  • Scott Eastwood (Dangerous)
  • Roe Hartrampf (Diana the Musical)
  • LeBron James (Space Jam: New Legends)
  • Ben Platt (Caro Evan Hansen)
  • Mark Wahlberg (Infinite)

Peggiore attrice protagonista

Peggiore attrice non protagonista 

  • Amy Adams (Caro Evan Hansen)
  • Sophie Cookson (Infinite)
  • Erin Davie (Diana the Musical)
  • Judy Kaye (Diana the Musical)
  • Taryn Manning (Every Last One of Them)

Peggior attore non protagonista

  • Ben Affleck (The Last Duel)
  • Nick Cannon (The Misfits)
  • Mel Gibson (Dangerous)
  • Gareth Keegan (Diana the Musical)
  • Jared Leto (House of Gucci)

Peggiore coppia sullo schermo

  • Ogni membro goffo del cast in qualsiasi numero musicale lirico (o coreografato) (Diana the Musical)
  • LeBron James e ogni personaggio Warner Cartoon (o prodotto Time-Warner) che dribbla nel film (Space Jam: New Legends)
  • Jared Leto con la sua faccia di lattice da 17 libbre, i suoi vestiti geek o il suo ridicolo accento (House of Gucci)
  • Ben Platt e qualsiasi altro personaggio che si comporta come lui, cantando tutto il giorno come se fosse normale (Caro Evan Hansen)
  • Tom & Jerry (aka Itchy & Scratchy) (Tom & Jerry the Movie)

Peggior prequel, remake, plagio o sequel

  • Karen (involontario remake di Crudelia)
  • Space Jam: New Legends
  • Tom & Jerry the Movie
  • Twist (remake in salsa rap di Oliver Twist)
  • La donna alla finestra (plagio de La finestra sul cortile)

Peggior regista 

  • Christopher Ashley (Diana the Musical)
  • Stephen Chbosky (Caro Evan Hansen)
  • Coke Daniels (Karen)
  • Renny Harlin (The Misfits)
  • Joe Wright (La donna alla finestra)

Peggior sceneggiatura

  • Joe DiPietro – Diana the Musical
  • Coke Daniels – Karen
  • Kurt Wimmer and Robert Henny – The Misfits
  • John Wrathall and Sally Collett – Twist
  • Tracy Letts – La donna alla finestra

Peggiore interpretazione di Bruce Willis in un film del 2021

  • Bruce Willis / American Siege
  • Bruce Willis / Apex
  • Bruce Willis / Cosmic Sin
  • Bruce Willis / Deadlock
  • Bruce Willis / Fortress
  • Bruce Willis / Midnight in the Switchgrass
  • Bruce Willis / Out of Death
  • Bruce Willis / Survive the Game

Per essere sempre aggiornati sui Razzie Awards, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.

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Douglas Trumbull è morto: il regista ed effettista ci lascia a 79 anni

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Douglas Trumbull

«Mio padre, Douglas Trumbull, è morto la notte scorsa dopo un’importante battaglia di due anni contro il cancro, un tumore al cervello e un ictus. Era un genio assoluto e un mago e i suoi contributi all’industria del cinema e degli effetti speciali vivranno per decenni e oltre. Ha creato gli effetti speciali visivi per il 2001 Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Blade Runner, Star Trek e The Tree of Life. Ha diretto Silent Running e Brainstorm. Mia sorella Andromeda ed io lo abbiamo visto sabato e gli abbiamo detto che lo amiamo, invitandolo a godersi e abbracciare il suo viaggio nel Grande Oltre. Ti voglio bene papà, mi mancherai di sicuro!». Con questo commosso e appassionato post su Facebook, la figlia Amy ha annunciato la scomparsa a 79 anni di Douglas Trumbull, celebre regista ed effettista statunitense.

Fra i tanti lavori di Trumbull, si annoverano pietre miliari della fantascienza, come 2001: Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Blade Runner, capolavori per i quali ha contribuito agli effetti speciali, permettendo a registi del calibro di Stanley Kubrick, Steven Spielberg e Ridley Scott di firmare opere scolpite indelebilmente nell’immaginario collettivo.

Douglas Trumbull: addio a un maestro degli effetti speciali

In una carriera a Hollywood concentrata soprattutto fra anni ’60 e anni ’80, Douglas Trumbull si è distinto come uno degli effettivi più abili, capace di diventare davvero un valore aggiunto per i progetti a cui ha preso parte. Da non sottovalutare inoltre il suo contributo come regista, per cult come 2002: la seconda odissea e Brainstorm – Generazione elettronica. La fantascienza era il suo habitat naturale, perché gli permetteva di sprigionare tutta la sua fantasia e il suo genio visionario, senza però rinunciare al realismo che contraddistingueva la sua opera. A lui dobbiamo la sontuosa scena della Porta delle Stelle di 2001: Odissea nello spazio, ma anche alcune delle trovate visive più efficaci di Blade Runner.

Dopo essersi allontanato dall’industria cinematografica, si dedica alla sperimentazione nell’ambito dei luna park e dei parchi a tema, sviluppando attrazioni che nel corso degli anni hanno intrattenuto centinaia di migliaia di persone, fra le quali citiamo il Back to the Future Ride degli Universal Studios di Los Angeles. Prima della malattia e della prematura scomparsa, Douglas Trumbull riesce a collaborare con un altro maestro come Terrence Malick, con cui firma The Tree of LifeVoyage of Time, progetti che gli permettono nuovamente di dare vita a tutta la sua creatività.

Una carriera che è già storia del cinema, suggellata da 3 nomination all’Oscar (per gli effetti speciali di Incontri ravvicinati del terzo tipo, Star Trek e Blade Runner) e da due statuette per il merito tecnico-scientifico (nel 1993) e per il Premio Gordon E. Sawyer nel 2012. Oggi finisce il suo viaggio nel cinema, ma comincia quello fra le stelle che ha più volte intrapreso coi suoi film.

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