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Il collezionista di carte: recensione del film di Paul Schrader
Il cinema di Paul Schrader è da sempre fatto di anime perse, imprigionate in un limbo in cui si trascinano lentamente, allontanandosi da un passato impossibile da accettare. Su questa base, Schrader ci ha regalato alcune delle più belle pagine della storia del cinema, come il Travis Bickle di Taxi Driver e il Jake LaMotta di Toro scatenato (da lui sceneggiati), fino ad arrivare al reverendo Ernst Toller di Ethan Hawke in First Reformed – La creazione a rischio, suo ultimo film da regista prima di Venezia 78. Con Il collezionista di carte, già disponibile nelle sale italiane in contemporanea con il passaggio al Lido, il regista statunitense ripropone questo canovaccio, dando vita alla storia del giocatore d’azzardo William Tell, ex carceriere e galeotto interpretato dal solito fenomenale Oscar Isaac.
Il collezionista di carte: traumi, azzardo e redenzione nel nuovo film di Paul Schrader
William di professione non fa il tassista per le strade di New York, ma proprio come Travis Bickle scivola in solitari viaggi notturni, spostandosi di città in città per mantenersi a galla facendo la cosa che ha imparato meglio in carcere, cioè contare le carte (attività a cui allude il titolo originale The Card Counter, ben più efficace dell’impreciso titolo italiano). Non interessato a profitti clamorosi, William si accontenta di qualche centinaio di dollari a serata razzolati sui tavoli da Blackjack, abbastanza per sopravvivere e per non pestare i piedi ai gestori dei casinò. Un’attività monotona e ripetitiva, basata su meri calcoli statistici, che gli permette però di non pensare a ciò che ha visto e fatto ad Abu Ghraib, dove si è macchiato con torture e umiliazioni che gli lo hanno condotto in prigione per 8 lunghi anni.
In Iraq, William era alle dipendenze dello spietato maggiore John Gordo (Willem Dafoe), che è uscito indenne da quegli eventi e addirittura insegna tecniche di interrogatorio in giro per gli Stati Uniti. Proprio a uno di questi convegni, William nota fortuitamente Gordo. Sulle tracce del maggiore c’è però anche il giovane Cirk (Tye Sheridan), figlio di un torturatore violento e suicida, distrutto proprio dagli insegnamenti di Gordo. Per impedire al ragazzo di farsi giustizia da solo, William lo prende sotto la sua ala protettiva, insegnandogli i segreti del gioco d’azzardo. Durante i tornei di poker a cui partecipa William, grazie all’aiuto di La Linda (Tiffany Haddish), fra i due nasce un sincero e appagante rapporto fra mentore e allievo. Ma è veramente possibile fuggire dal proprio passato?
Fra tavolo da gioco e vita reale
Il collezionista di carte è costantemente in bilico fra due distinti piani, che si intersecano a vicenda. Uno più concreto e tangibile, cioè la vita fra gioco d’azzardo e qualche sprazzo di sentimento di William Tell. L’altro, che aleggia come un fantasma sulla storia, fino a deflagrare in una scarica di violenza, è l’esperienza in guerra del protagonista, richiamata attraverso rapidi flashback da Schrader. L’Iraq come il Vietnam e come l’Afghanistan. Oggi come allora, i traumi bellici degli Stati Uniti che ricadono sulla società americana, trasformando in pericolosi relitti umani migliaia di giovani uomini.
Schrader percorre contemporaneamente questi due binari, con esiti diametralmente opposti. Da una parte, stupisce notare l’approssimazione della scrittura sul gioco d’azzardo da parte di quello che è indiscutibilmente uno dei migliori sceneggiatori di tutti i tempi. Dopo una lunga introduzione in merito, condita da precise spiegazioni statistiche del metodo con cui tenere traccia delle carte, il Blackjack viene improvvisamente messo in secondo piano dal gioco del poker, più redditizio ma anche maggiormente soggetto a colpi di fortuna o sfortuna che possono vanificare anche la migliore strategia.
Per spiegare questo concetto, nel 2021 Schrader ricorre ancora al cliché della scala reale che batte un punto altissimo. Una delle tante spiegazioni “for dummies” (termine usato dallo stesso William) con cui il regista infarcisce Il collezionista di carte, liquidando in maniera superficiale anche la roulette (l’unica giocata sensata è quella sul rosso/nero) e le scommesse sportive (mai redditizie, tranne nel caso di soffiate). Non serve essere dei fedelissimi del tavolo da gioco (che peraltro non viviamo mai, ma ne assaggiamo solo le potenzialità come sfondo plastico del racconto) per comprendere che da questo punto di vista Schrader mette in scena un’opera molto meno acuta e rivelatrice di quanto egli creda.
Il collezionista di carte e i punti di contatto con Taxi Driver
Le cose cambiano radicalmente quando Schrader si siede al suo tavolo da gioco preferito, tratteggiando con brutalità e cinismo il dualismo fra il tentativo di redenzione e l’inevitabile ritorno dei traumi del nostro passato. Ed è qui che Il collezionista di carte si accende, esplorando ancora gli stessi territori di Taxi Driver e raccogliendo i frutti di quanto seminato in precedenza. «Chiunque può andare in tilt», dice giustamente William in un efficace parallelo fra vita vera e tavolo da gioco, e Schrader lo dimostra mandando letteralmente in tilt i suoi personaggi, in un crescendo di emozione e violenza difficile da dimenticare e capace di fare chiudere gli occhi su qualche vistoso difetto a livello narrativo, come il progresso schematico e non sempre coerente dei rapporti fra il protagonista, Cirk e La Land.
Gran parte del merito di questo climax di emozioni e intensità è da attribuire a Oscar Isaac che, casomai ce ne fosse bisogno, a Venezia 78 ha confermato la sua duttilità con tre ruoli completamente diversi: il marito devastato di Scene da un matrimonio, il fiero Duca Leto Atreides in Dune e questo William Tell, che interpreta con una sublime miscela di controllo e sottrazione, reggendo Il collezionista di carte sulle proprie spalle. Un attore formidabile al servizio di un’opera che invece non ci ha convinto del tutto.
Il collezionista di carte è nelle sale italiane dal 3 settembre, distribuito da Lucky Red.
Overall
Verdetto
Paul Schrader torna in concorso a Venezia con un nuovo lacerante dramma umano, che fatica quando si addentra nei meandri del gioco d’azzardo ma convince quando esplora i territori più cari al regista.
Eventi
Oscar 2022: tutte le nomination per la notte più attesa dell’anno

Sono state annunciate le nomination agli Oscar 2022, i riconoscimenti indubbiamente più attesi dell’annata cinematografica. A dominare su tutti è Il potere del cane di Jane Campion, che ha conquistato ben 12 nomination. A seguire, Dune di Denis Villeneuve con 10 e West Side Story e Belfast, appaiati a 7. Per quanto riguarda il comparto attoriale, non sono una sorpresa le nomination per Javier Bardem, Benedict Cumberbatch, Andrew Garfield, Will Smith e Denzel Washington fra gli uomini, come quelle di Jessica Chastain e Kristen Stewart fra le donne. Stupisce invece l’assenza di Lady Gaga dalle candidature agli Oscar 2022. La sua prova in House of Gucci non è bastata a regalarle una nomination che in molti si aspettavano.
L’Italia ha buoni motivi per festeggiare: Paolo Sorrentino ha infatti conquistato la nomination per il miglior film internazionale grazie al suo È stata la mano di Dio, mentre Enrico Casarosa ha ottenuto la candidatura nella sezione dedicata al miglior film d’animazione con il suo Luca. Da non sottovalutare inoltre la nomination per Massimo Cantini Parrini, candidato per i costumi del musical Cyrano. Di seguito, l’elenco completo delle nomination agli Oscar 2022, che saranno assegnati il prossimo 27 marzo.
Oscar 2022: tutte le nomination
Miglior film
- Belfast (Kenneth Branagh)
- I segni del cuore – CODA (Sian Heder)
- Don’t Look Up (Adam McKay)
- Drive My Car (Ryusuke Hamaguchi)
- Dune (Denis Villeneuve)
- Una famiglia vincente – King Richard (Reinaldo Marcus Green)
- Licorice Pizza (Paul Thomas Anderson)
- Nightmare Alley (Guillermo del Toro)
- Il potere del cane (Jane Campion)
- West Side Story (Steven Spielberg)
Migliore regista
- Kenneth Branagh – Belfast
- Ryusuke Hamaguchi – Drive My Car
- Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
- Jane Campion – Il potere del cane
- Steven Spielberg – West Side Story
Migliore attrice protagonista
- Jessica Chastain – Gli occhi di Tammy Faye
- Olivia Colman – The Lost Daughter
- Nicole Kidman – Being the Ricardos
- Penelope Cruz – Madres Paralelas
- Kristen Stewart – Spencer
Miglior attore protagonista
- Javier Bardem – Being the Ricardos
- Benedict Cumberbatch – Il potere del cane
- Andrew Garfield – Tick, Tick… BOOM!
- Will Smith – Una famiglia vincente – King Richard
- Denzel Washington – Macbeth
Migliore attrice non protagonista
- Kirsten Dunst – Il potere del cane
- Aunjanue Ellis – Una famiglia vincente – King Richard
- Ariana DeBose – West Side Story
- Jessie Buckley – The Lost Daughter
- Judi Dench – Belfast
Miglior attore non protagonista
- Kodi Smit-McPhee – Il potere del cane
- Troy Kotsur – I segni del cuore – CODA
- Ciarán Hinds – Belfast
- J. K. Simmons – Being the Ricardos
- Jesse Plemons – Il potere del cane
Miglior sceneggiatura originale
- Belfast
- Don’t Look Up
- Una famiglia vincente – King Richard
- Licorice Pizza
- La persona peggiore del mondo
Miglior sceneggiatura non originale
- I segni del cuore – CODA
- Drive My Car
- Dune
- The Lost Daughter
- Il potere del cane
Miglior film internazionale
- Drive My Car (Ryūsuke Hamaguchi)
- Flee (Jonas Poher Rasmussen)
- È stata la mano di Dio (Paolo Sorrentino)
- Lunana: A Yak in the Classroom (Pawo Choyning Dorji)
- La persona peggiore del mondo (Joachim Trier)
Miglior film d’animazione
- Encanto
- Flee
- Luca
- I Mitchell contro le macchine
- Raya e l’ultimo drago
Migliore fotografia
- Dune
- Nightmare Alley
- Il potere del cane
- Macbeth
- West Side Story
Miglior montaggio
- Don’t Look Up
- Dune
- Una famiglia vincente – King Richard
- Il potere del cane
- Tick, Tick… BOOM!
Migliore scenografia
- Dune
- Nightmare Alley
- Il potere del cane
- Macbeth
- West Side Story
Migliore colonna sonora
- Don’t Look Up
- Dune
- Encanto
- Madres Paralelas
- Il potere del cane
Miglior canzone originale
- Be Alive (Una famiglia vincente – King Richard)
- Dos Oroguitas (Encanto)
- Down to Joy (Belfast)
- No Time to Die (No Time to Die)
- Somehow You Do (Four Good Days)
Migliori effetti visivi
- Dune
- Free Guy
- No Time to Die
- Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli
- Spider-Man: No Way Home
Miglior sonoro
- Belfast
- Dune
- No Time to Die
- Il potere del cane
- West Side Story
Migliori costumi
- Crudelia (Jenny Beavan)
- Cyrano (Massimo Cantini Parrini)
- Dune (Jacqueline West and Bob Morgan)
- Nightmare Alley (Luis Sequeira)
- West Side Story (Paul Tazewell)
Miglior trucco e acconciatura
- Il principe cerca figlio
- Crudelia
- Dune
- Gli occhi di Tammy Faye
- House of Gucci
Miglior documentario
- Ascension
- Attica
- Flee
- Summer of Soul
- Writing with Fire
Migliore cortometraggio documentario
- Audible
- Lead Me Home
- The Queen of Basketball
- Three Songs for Benazir
- When We Were Bullies
Migliore cortometraggio
- Ala Kachuu
- The Dress
- The Long Goodbye
- On My Mind
- Please Hold
Miglior cortometraggio d’animazione
- Affair of the Art
- Bestia
- Robin Robin
- Boxballet
- The Windshield Wiper
Eventi
Razzie Awards 2022: le candidature per i peggiori film dell’anno

Sono state annunciate le nomination ai Razzie Awards 2022, riconoscimenti dedicati al peggio che il cinema ha saputo offrire nel corso dell’annata precedente. La cerimonia di consegna di questi temutissimi premi si terrà il 26 marzo cioè, come da tradizione, la sera prima degli Oscar. Non mancano le sorprese, come le diverse candidature per il film Netflix La donna alla finestra e per la sua protagonista Amy Adams, quelle a Jared Leto e Ben Affleck e a Space Jam: New Legends. Ma a meritare la palma di star più sbertucciata dell’annata è sicuramente Bruce Willis, che conquista addirittura una categoria dedicata solo alle sue performance nella passata stagione cinematografica. Di seguito, tutte le nomination ai Razzie Awards 2022.
Le nomination ai Razzie Awards
Peggior film
- Diana the Musical (adattamento Netflix)
- Infinite
- Karen
- Space Jam: New Legends
- La donna alla finestra
Peggior attore protagonista
- Scott Eastwood (Dangerous)
- Roe Hartrampf (Diana the Musical)
- LeBron James (Space Jam: New Legends)
- Ben Platt (Caro Evan Hansen)
- Mark Wahlberg (Infinite)
Peggiore attrice protagonista
- Amy Adams (La donna alla finestra)
- Jeanna de Waal (Diana the Musical)
- Megan Fox (Midnight in the Switchgrass)
- Taryn Manning (Karen)
- Ruby Rose (Vanquish)
Peggiore attrice non protagonista
- Amy Adams (Caro Evan Hansen)
- Sophie Cookson (Infinite)
- Erin Davie (Diana the Musical)
- Judy Kaye (Diana the Musical)
- Taryn Manning (Every Last One of Them)
Peggior attore non protagonista
- Ben Affleck (The Last Duel)
- Nick Cannon (The Misfits)
- Mel Gibson (Dangerous)
- Gareth Keegan (Diana the Musical)
- Jared Leto (House of Gucci)
Peggiore coppia sullo schermo
- Ogni membro goffo del cast in qualsiasi numero musicale lirico (o coreografato) (Diana the Musical)
- LeBron James e ogni personaggio Warner Cartoon (o prodotto Time-Warner) che dribbla nel film (Space Jam: New Legends)
- Jared Leto con la sua faccia di lattice da 17 libbre, i suoi vestiti geek o il suo ridicolo accento (House of Gucci)
- Ben Platt e qualsiasi altro personaggio che si comporta come lui, cantando tutto il giorno come se fosse normale (Caro Evan Hansen)
- Tom & Jerry (aka Itchy & Scratchy) (Tom & Jerry the Movie)
Peggior prequel, remake, plagio o sequel
- Karen (involontario remake di Crudelia)
- Space Jam: New Legends
- Tom & Jerry the Movie
- Twist (remake in salsa rap di Oliver Twist)
- La donna alla finestra (plagio de La finestra sul cortile)
Peggior regista
- Christopher Ashley (Diana the Musical)
- Stephen Chbosky (Caro Evan Hansen)
- Coke Daniels (Karen)
- Renny Harlin (The Misfits)
- Joe Wright (La donna alla finestra)
Peggior sceneggiatura
- Joe DiPietro – Diana the Musical
- Coke Daniels – Karen
- Kurt Wimmer and Robert Henny – The Misfits
- John Wrathall and Sally Collett – Twist
- Tracy Letts – La donna alla finestra
Peggiore interpretazione di Bruce Willis in un film del 2021
- Bruce Willis / American Siege
- Bruce Willis / Apex
- Bruce Willis / Cosmic Sin
- Bruce Willis / Deadlock
- Bruce Willis / Fortress
- Bruce Willis / Midnight in the Switchgrass
- Bruce Willis / Out of Death
- Bruce Willis / Survive the Game
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News
Douglas Trumbull è morto: il regista ed effettista ci lascia a 79 anni

«Mio padre, Douglas Trumbull, è morto la notte scorsa dopo un’importante battaglia di due anni contro il cancro, un tumore al cervello e un ictus. Era un genio assoluto e un mago e i suoi contributi all’industria del cinema e degli effetti speciali vivranno per decenni e oltre. Ha creato gli effetti speciali visivi per il 2001 Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Blade Runner, Star Trek e The Tree of Life. Ha diretto Silent Running e Brainstorm. Mia sorella Andromeda ed io lo abbiamo visto sabato e gli abbiamo detto che lo amiamo, invitandolo a godersi e abbracciare il suo viaggio nel Grande Oltre. Ti voglio bene papà, mi mancherai di sicuro!». Con questo commosso e appassionato post su Facebook, la figlia Amy ha annunciato la scomparsa a 79 anni di Douglas Trumbull, celebre regista ed effettista statunitense.
Fra i tanti lavori di Trumbull, si annoverano pietre miliari della fantascienza, come 2001: Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Blade Runner, capolavori per i quali ha contribuito agli effetti speciali, permettendo a registi del calibro di Stanley Kubrick, Steven Spielberg e Ridley Scott di firmare opere scolpite indelebilmente nell’immaginario collettivo.
Douglas Trumbull: addio a un maestro degli effetti speciali
In una carriera a Hollywood concentrata soprattutto fra anni ’60 e anni ’80, Douglas Trumbull si è distinto come uno degli effettivi più abili, capace di diventare davvero un valore aggiunto per i progetti a cui ha preso parte. Da non sottovalutare inoltre il suo contributo come regista, per cult come 2002: la seconda odissea e Brainstorm – Generazione elettronica. La fantascienza era il suo habitat naturale, perché gli permetteva di sprigionare tutta la sua fantasia e il suo genio visionario, senza però rinunciare al realismo che contraddistingueva la sua opera. A lui dobbiamo la sontuosa scena della Porta delle Stelle di 2001: Odissea nello spazio, ma anche alcune delle trovate visive più efficaci di Blade Runner.
Dopo essersi allontanato dall’industria cinematografica, si dedica alla sperimentazione nell’ambito dei luna park e dei parchi a tema, sviluppando attrazioni che nel corso degli anni hanno intrattenuto centinaia di migliaia di persone, fra le quali citiamo il Back to the Future Ride degli Universal Studios di Los Angeles. Prima della malattia e della prematura scomparsa, Douglas Trumbull riesce a collaborare con un altro maestro come Terrence Malick, con cui firma The Tree of Life e Voyage of Time, progetti che gli permettono nuovamente di dare vita a tutta la sua creatività.
Una carriera che è già storia del cinema, suggellata da 3 nomination all’Oscar (per gli effetti speciali di Incontri ravvicinati del terzo tipo, Star Trek e Blade Runner) e da due statuette per il merito tecnico-scientifico (nel 1993) e per il Premio Gordon E. Sawyer nel 2012. Oggi finisce il suo viaggio nel cinema, ma comincia quello fra le stelle che ha più volte intrapreso coi suoi film.