L’événement è un film di Audrey Diwan, presentato in concorso durante la 78a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, tratto dall’omonimo romanzo di Annie Ernaux, con Anamaria Vartolomei, Kacey Mottet-Klein, Luàna Bajrami, Louise Orry Diquero, Louise Chevillotte, Pio Marmaï, Sandrine Bonnaire, Anna Mouglalis, Leonor Oberson e Fabrizio Rongione.
L’événement: la cruda realtà dell’aborto in Francia negli anni ’60
Francia, 1963. Anne è una brillante studentessa con un promettente futuro davanti a sé. Tuttavia, quando resta incinta, vede svanire la possibilità di portare a termine i propri studi e sfuggire ai vincoli insiti nella sua estrazione sociale. Con l’avvicinarsi degli esami finali e la gravidanza sempre più evidente, Anne si decide ad agire, anche se deve affrontare la vergogna e il dolore, anche se deve rischiare la prigione per seguire la sua strada.
L’événement cattura l’esperienza fisica ed emotiva dell’aborto clandestino, e lo fa seguendo la vita quotidiana di Anne dal momento in cui attende invano il ciclo fino all’interruzione della gravidanza. La storia è interamente raccontata attraverso il punto di vista di Anne, ed è girata in 4:3, che rende la narrazione ancora più immersiva: la telecamera diventa tutt’uno con l’attrice, non guarda Anne ma è lei stessa, i movimenti della macchina da presa corrispondono ai suoi e rimangono in perfetta sincronia con il personaggio.
Audrey Diwan decide di portare su schermo l’esperienza dell’interruzione della gravidanza e la sua clandestinità, spesso ancora fin troppo attuale, prima della legalizzazione e l’arrivo della pillola contraccettiva, quindici anni prima la Loi Veil, la legge del 1975 che depenalizza l’aborto in Francia. Audrey Diwan ha avuto il coraggio di mostrarlo in tutta la sua brutale realtà: i ferri da calza, la sonda introdotta nell’utero da un’abortista. Immagini così crude, inquietanti possono renderci consapevoli degli orrori che sono stati perpetrati sui corpi delle donne e di cosa significa e significherebbe fare un passo indietro.
L’événement e lo stigma di genere

Rischiare la sua vita e abortire, o avere il bambino e sacrificare il suo futuro. Questa era la non scelta di una donna, questa spesso è ancora la verità indicibile, e la responsabilità della gravidanza spetta e pesa totalmente sulla donna, su Anne. I suoi gesti, il suo comportamento, il modo in cui cammina, i suoi silenzi, trasmettono questa crisi improvvisa nella sua vita, mentre il suo corpo cambia, di settimana in settimana, e la regista trasmette l’indicibile orrore del tempo che passa, così come appare sullo schermo in termini di settimane.
E assieme al silenzio, alla parola aborto, mai usata nel film, al tabù, alla sua sofferenza, alla colpa, all’interruzione come sanzione, come peccato, c’è il desiderio, altro grande protagonista de L’événement: il desiderio ha una sua centralità all’interno della storia, il piacere carnale è un diritto e qualcosa per cui Anne combatte implicitamente, combatte per il suo diritto al piacere. Perché l’altro grande tabù che L’événement tenta di spodestare sta proprio nella fisicità dei rapporti, nella lussuria, nel piacere come atto di appagamento personale. Fare sesso liberamente per il proprio piacere è una scelta, un’azione che non si perdona a una donna, subito stigmatizzata come una puttana: lo stigma della puttana non è altro che uno stigma di genere, e come tale vuole fungere da strumento di disciplina della condotta delle donne.
L’aborto ieri e oggi

Per questo l’aborto non è l’unico argomento della storia: Anne è una donna isolata, rinnegata, rifiutata dalla società, dalla famiglia, con codici e costumi rigidi, che non fanno altro che ricordare che il suo ruolo è quello che la società patriarcale ha previsto per lei, un ruolo che non ha scelto, che non vuole intraprendere, e che non prevede che una donna scelga per la sua condotta, per il suo corpo e per la sua vita qualcosa che per un uomo è perfettamente concesso e logico.
In conclusione, ricordiamo che in Italia l’aborto è regolato dalla Legge 194 approvata nel 1978. Prima di allora, l’interruzione volontaria di gravidanza era considerata un reato penale. Il diritto all’aborto va sempre tutelato. Purtroppo l’aborto clandestino non appartiene solo a racconti e storie trascorse e passate: è un fenomeno diffuso anche in un Paese dove abortire è consentito dalla legge, anche in un Paese in cui 7 ginecologi su 10, che operano negli ospedali, sono obiettori, anche in un Paese in cui la percentuale di obiezione supera l’80%.
Verdetto
L’événement cattura l’esperienza fisica ed emotiva dell’aborto clandestino in un racconto cupo e inquietante, che ci rende consapevoli degli orrori che sono stati perpetrati sui corpi delle donne.