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Scene da un matrimonio: recensione della miniserie con Jessica Chastain

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Era necessario? Questa una delle domande che ci si pone più spesso quando si affrontano remake, sequel o reboot. Una domanda sbagliata in partenza (i film e le serie televisive non sono necessità), che però può spingerci a qualche riflessione in più sul senso di un progetto. Per esempio, un remake può essere motivato dalla volontà di aggiornare un racconto a un’epoca successiva o di collocarlo in un’altra area geografica. Un’operazione che può portare a risultati interessanti, senza scalfire minimamente la portata dell’opera originale. È questo il caso di Scene da un matrimonio, miniserie in 5 episodi di Hagai Levi targata HBO Max (in Italia dal 20 settembre su Sky e Now), che si confronta a viso aperto con l’omonimo capolavoro televisivo e cinematografico di Ingmar Bergman, dando nuova linfa all’amara e disincantata riflessione sulla coppia creata dal maestro svedese nel 1973.

Jessica Chastain e Oscar Isaac ereditano i ruoli che furono di Liv Ullmann ed Erland Josephson, riveduti e aggiornati al mondo di oggi, in cui i rapporti di forza all’interno della coppia sono ben più paritari rispetto a quelli di 50 anni fa. È quindi la moglie Mira a contribuire in maniera più determinante al bilancio familiare, grazie al suo ruolo di altissimo profilo in una prestigiosa azienda, mentre al marito Jonathan, impegnato in un lavoro più saltuario e prevalentemente casalingo, è affidato gran parte del carico delle faccende di casa, inclusa la cura dell’unica figlia della coppia. Proprio dalla moglie, a differenza del capolavoro di Bergman, nasce anche la frattura che esacerba la crisi già latente della coppia, che neanche una gravidanza indesiderata riesce a sanare.

Scene da un matrimonio: uno struggente e doloroso aggiornamento di Bergman

Si apre con una seduta di coppia questo Scene da un matrimonio, in cui non a caso viene chiesto a Mira quale sia il pronome con cui preferisce che ci si rivolga a lei, chiaro simbolo di un forte aggancio con la sensibilità contemporanea in tema di identità di genere. Hagai Levi (già creatore di The Affair) alza però ulteriormente la posta, mettendo Mira e Jonathan di fronte all’arrivo inaspettato di un secondo figlio. È in questo frangente che le strade dei due iniziano a separarsi, ed è anche a partire da questo episodio che Jessica Chastain e Oscar Isaac costruiscono le loro sontuose prove recitative. Attraverso microespressioni calibrate al millimetro e una gestualità studiata nei minimi dettagli, comprendiamo tutte le sfumature emotive dei due a proposito di questa gravidanza, estremamente gradita da Jonathan e non voluta da Mira, per motivi che comprenderemo pienamente solo in seguito.

La decisione che arriva in proposito, cioè quella dell’interruzione volontaria di gravidanza, scava un definitivo solco fra i due. Quello che a conti fatti si rivelerà il primo di una serie di errori della coppia («Come si può salvare un matrimonio con un aborto?», si chiederà tempo dopo Mira) è rappresentato da Hagai Levi con una sensibilità più unica che rara, capace di evidenziare sia la ferma volontà di una donna in questa difficilissima scelta, sia i tanti inevitabili dubbi in proposito. Una profondità che diventa la cifra stilistica e narrativa di Scene da un matrimonio, nel corso di un racconto che si estende lungo quasi 5 ore di minutaggio e diversi anni di racconto, passando attraverso tradimenti, ripensamenti, liti e ricerca di un nuovo equilibrio ed evidenziando le ragioni, le mancanze e le fragilità di questa coppia moderna.

Le monumentali performance di Jessica Chastain e Oscar Isaac

Scene da un matrimonio

Se Scene da un matrimonio può permettersi di confrontarsi senza timore reverenziale con la pietra miliare di Bergman (che negli anni è stata la fonte di ispirazione più o meno esplicita di tanti altri progetti, fra cui Storia di un matrimonio di Noah Baumbach) è soprattutto grazie a Jessica Chastain e Oscar Isaac, che duellano in bravura per tutta la durata della miniserie, trasformando i dialoghi in azione e declinando la loro naturale chimica in interpretazioni struggenti e dai tempi recitativi perfetti, confermandosi due dei migliori interpreti della loro generazione. Una totale immedesimazione nei rispettivi ruoli sottolineata dallo stesso regista, che in apertura o chiusura degli episodi ci mostra gli attori sul set negli attimi precedenti o successivi alla loro interpretazione, donandoci così anche dei piccoli apprezzabili frammenti del backstage del progetto, compresi gli addetti ai lavori muniti delle mascherine con cui abbiamo purtroppo imparato a convivere.

Pur mantenendo la struttura dell’originale (solo un episodio in meno) e molti degli eventi principali, Scene da un matrimonio riesce a prendere la propria autonoma strada, non limitandosi a un mero scambio di ruoli ma inserendo anzi nella narrazione diversi elementi di contemporaneità, come l’instabilità affettiva, la poligamia e l’incertezza lavorativa, e anche spunti religiosi, legati prevalentemente alla profonda fede ebraica di Jonathan. Tutto questo in un racconto doloroso, che si incolla addosso allo spettatore e risulta addirittura a tratti difficile da guardare, proprio perché radicato in nervi scoperti e in timori che riguardano tutti noi. La scrittura perfetta dello stesso Levi (insieme a Amy Herzog) mette a nudo i limiti della coppia nel mondo di oggi, mostrandoci due persone profondamente innamorate l’una dell’altra, che per motivi caratteriali, ambientali e sociali non riescono a stare insieme, nonostante gli svariati sforzi in questa direzione.

Scene da un matrimonio: un valido e giustificato remake

Scene da un matrimonio

Tornando alla nostra domanda iniziale, Scene da un matrimonio si rivela dunque un remake non necessario ma più che giustificato dalla continua mutazione della mentalità, della sensibilità e dei costumi, che si riflette inevitabilmente sui rapporti sentimentali. Un’opera acuta e vibrante, che aggiorna l’impareggiabile Bergman (omaggiato con qualche esplicita citazione) e impreziosisce la serialità contemporanea, lasciandoci con la speranza che in quest’epoca sempre più priva di certezze e punti di riferimento la stabilità, in amore e nella vita, possa essere trovata attraverso l’equilibrio fra le tante instabilità con cui dobbiamo quotidianamente confrontarci.

Overall
8.5/10

Verdetto

Scene da un matrimonio aggiorna il mito di Bergman, inserendo diversi elementi di contemporaneità e rendendo un gradito e struggente omaggio a una storia senza tempo, che riguarda tutti noi.

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Oscar 2022: tutte le nomination per la notte più attesa dell’anno

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Oscar 2022

Sono state annunciate le nomination agli Oscar 2022, i riconoscimenti indubbiamente più attesi dell’annata cinematografica. A dominare su tutti è Il potere del cane di Jane Campion, che ha conquistato ben 12 nomination. A seguire, Dune di Denis Villeneuve con 10 e West Side Story e Belfast, appaiati a 7. Per quanto riguarda il comparto attoriale, non sono una sorpresa le nomination per Javier BardemBenedict CumberbatchAndrew GarfieldWill SmithDenzel Washington fra gli uomini, come quelle di Jessica Chastain e Kristen Stewart fra le donne. Stupisce invece l’assenza di Lady Gaga dalle candidature agli Oscar 2022. La sua prova in House of Gucci non è bastata a regalarle una nomination che in molti si aspettavano.

L’Italia ha buoni motivi per festeggiare: Paolo Sorrentino ha infatti conquistato la nomination per il miglior film internazionale grazie al suo È stata la mano di Dio, mentre Enrico Casarosa ha ottenuto la candidatura nella sezione dedicata al miglior film d’animazione con il suo Luca. Da non sottovalutare inoltre la nomination per Massimo Cantini Parrini, candidato per i costumi del musical Cyrano. Di seguito, l’elenco completo delle nomination agli Oscar 2022, che saranno assegnati il prossimo 27 marzo.

Oscar 2022: tutte le nomination

È stata la mano di Dio

Foto di Gianni Fiorito

Miglior film

  • Belfast (Kenneth Branagh)
  • I segni del cuore – CODA (Sian Heder)
  • Don’t Look Up (Adam McKay)
  • Drive My Car (Ryusuke Hamaguchi)
  • Dune (Denis Villeneuve)
  • Una famiglia vincente – King Richard (Reinaldo Marcus Green)
  • Licorice Pizza (Paul Thomas Anderson)
  • Nightmare Alley (Guillermo del Toro)
  • Il potere del cane (Jane Campion)
  • West Side Story (Steven Spielberg)

Migliore regista

  • Kenneth Branagh – Belfast
  • Ryusuke Hamaguchi – Drive My Car
  • Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
  • Jane Campion – Il potere del cane
  • Steven Spielberg – West Side Story

Migliore attrice protagonista

Miglior attore protagonista

  • Javier Bardem – Being the Ricardos
  • Benedict Cumberbatch – Il potere del cane
  • Andrew Garfield – Tick, Tick… BOOM!
  • Will Smith – Una famiglia vincente – King Richard
  • Denzel Washington – Macbeth

Migliore attrice non protagonista

  • Kirsten Dunst – Il potere del cane
  • Aunjanue Ellis – Una famiglia vincente – King Richard
  • Ariana DeBose – West Side Story
  • Jessie Buckley – The Lost Daughter
  • Judi Dench – Belfast

Miglior attore non protagonista

  • Kodi Smit-McPhee – Il potere del cane
  • Troy Kotsur – I segni del cuore – CODA
  • Ciarán Hinds – Belfast
  • J. K. Simmons – Being the Ricardos
  • Jesse Plemons – Il potere del cane

Miglior sceneggiatura originale

  • Belfast
  • Don’t Look Up
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Licorice Pizza
  • La persona peggiore del mondo

Miglior sceneggiatura non originale

  • I segni del cuore – CODA
  • Drive My Car
  • Dune
  • The Lost Daughter
  • Il potere del cane

Miglior film internazionale

  • Drive My Car (Ryūsuke Hamaguchi)
  • Flee (Jonas Poher Rasmussen)
  • È stata la mano di Dio (Paolo Sorrentino)
  • Lunana: A Yak in the Classroom (Pawo Choyning Dorji)
  • La persona peggiore del mondo (Joachim Trier)

Miglior film d’animazione

  • Encanto
  • Flee
  • Luca
  • I Mitchell contro le macchine
  • Raya e l’ultimo drago

Migliore fotografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Miglior montaggio

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Il potere del cane
  • Tick, Tick… BOOM!

Migliore scenografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Migliore colonna sonora

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Encanto
  • Madres Paralelas
  • Il potere del cane

Miglior canzone originale

  • Be Alive (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Dos Oroguitas (Encanto)
  • Down to Joy (Belfast)
  • No Time to Die (No Time to Die)
  • Somehow You Do (Four Good Days)

Migliori effetti visivi

  • Dune
  • Free Guy
  • No Time to Die
  • Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli
  • Spider-Man: No Way Home

Miglior sonoro

  • Belfast
  • Dune
  • No Time to Die
  • Il potere del cane
  • West Side Story

Migliori costumi

  • Crudelia (Jenny Beavan)
  • Cyrano (Massimo Cantini Parrini)
  • Dune (Jacqueline West and Bob Morgan)
  • Nightmare Alley (Luis Sequeira)
  • West Side Story (Paul Tazewell)

Miglior trucco e acconciatura

Miglior documentario

  • Ascension
  • Attica
  • Flee
  • Summer of Soul
  • Writing with Fire

Migliore cortometraggio documentario

  • Audible
  • Lead Me Home
  • The Queen of Basketball
  • Three Songs for Benazir
  • When We Were Bullies

Migliore cortometraggio

  • Ala Kachuu
  • The Dress
  • The Long Goodbye
  • On My Mind
  • Please Hold

Miglior cortometraggio d’animazione

  • Affair of the Art
  • Bestia
  • Robin Robin
  • Boxballet
  • The Windshield Wiper
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Razzie Awards 2022: le candidature per i peggiori film dell’anno

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Razzie Awards 2022

Sono state annunciate le nomination ai Razzie Awards 2022, riconoscimenti dedicati al peggio che il cinema ha saputo offrire nel corso dell’annata precedente. La cerimonia di consegna di questi temutissimi premi si terrà il 26 marzo cioè, come da tradizione, la sera prima degli Oscar. Non mancano le sorprese, come le diverse candidature per il film Netflix La donna alla finestra e per la sua protagonista Amy Adams, quelle a Jared Leto e Ben Affleck e a Space Jam: New Legends. Ma a meritare la palma di star più sbertucciata dell’annata è sicuramente Bruce Willis, che conquista addirittura una categoria dedicata solo alle sue performance nella passata stagione cinematografica. Di seguito, tutte le nomination ai Razzie Awards 2022.

Le nomination ai Razzie Awards

La donna alla finestra

Peggior film

  • Diana the Musical (adattamento Netflix)
  • Infinite
  • Karen
  • Space Jam: New Legends
  • La donna alla finestra

Peggior attore protagonista

  • Scott Eastwood (Dangerous)
  • Roe Hartrampf (Diana the Musical)
  • LeBron James (Space Jam: New Legends)
  • Ben Platt (Caro Evan Hansen)
  • Mark Wahlberg (Infinite)

Peggiore attrice protagonista

Peggiore attrice non protagonista 

  • Amy Adams (Caro Evan Hansen)
  • Sophie Cookson (Infinite)
  • Erin Davie (Diana the Musical)
  • Judy Kaye (Diana the Musical)
  • Taryn Manning (Every Last One of Them)

Peggior attore non protagonista

  • Ben Affleck (The Last Duel)
  • Nick Cannon (The Misfits)
  • Mel Gibson (Dangerous)
  • Gareth Keegan (Diana the Musical)
  • Jared Leto (House of Gucci)

Peggiore coppia sullo schermo

  • Ogni membro goffo del cast in qualsiasi numero musicale lirico (o coreografato) (Diana the Musical)
  • LeBron James e ogni personaggio Warner Cartoon (o prodotto Time-Warner) che dribbla nel film (Space Jam: New Legends)
  • Jared Leto con la sua faccia di lattice da 17 libbre, i suoi vestiti geek o il suo ridicolo accento (House of Gucci)
  • Ben Platt e qualsiasi altro personaggio che si comporta come lui, cantando tutto il giorno come se fosse normale (Caro Evan Hansen)
  • Tom & Jerry (aka Itchy & Scratchy) (Tom & Jerry the Movie)

Peggior prequel, remake, plagio o sequel

  • Karen (involontario remake di Crudelia)
  • Space Jam: New Legends
  • Tom & Jerry the Movie
  • Twist (remake in salsa rap di Oliver Twist)
  • La donna alla finestra (plagio de La finestra sul cortile)

Peggior regista 

  • Christopher Ashley (Diana the Musical)
  • Stephen Chbosky (Caro Evan Hansen)
  • Coke Daniels (Karen)
  • Renny Harlin (The Misfits)
  • Joe Wright (La donna alla finestra)

Peggior sceneggiatura

  • Joe DiPietro – Diana the Musical
  • Coke Daniels – Karen
  • Kurt Wimmer and Robert Henny – The Misfits
  • John Wrathall and Sally Collett – Twist
  • Tracy Letts – La donna alla finestra

Peggiore interpretazione di Bruce Willis in un film del 2021

  • Bruce Willis / American Siege
  • Bruce Willis / Apex
  • Bruce Willis / Cosmic Sin
  • Bruce Willis / Deadlock
  • Bruce Willis / Fortress
  • Bruce Willis / Midnight in the Switchgrass
  • Bruce Willis / Out of Death
  • Bruce Willis / Survive the Game

Per essere sempre aggiornati sui Razzie Awards, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.

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Douglas Trumbull è morto: il regista ed effettista ci lascia a 79 anni

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Douglas Trumbull

«Mio padre, Douglas Trumbull, è morto la notte scorsa dopo un’importante battaglia di due anni contro il cancro, un tumore al cervello e un ictus. Era un genio assoluto e un mago e i suoi contributi all’industria del cinema e degli effetti speciali vivranno per decenni e oltre. Ha creato gli effetti speciali visivi per il 2001 Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Blade Runner, Star Trek e The Tree of Life. Ha diretto Silent Running e Brainstorm. Mia sorella Andromeda ed io lo abbiamo visto sabato e gli abbiamo detto che lo amiamo, invitandolo a godersi e abbracciare il suo viaggio nel Grande Oltre. Ti voglio bene papà, mi mancherai di sicuro!». Con questo commosso e appassionato post su Facebook, la figlia Amy ha annunciato la scomparsa a 79 anni di Douglas Trumbull, celebre regista ed effettista statunitense.

Fra i tanti lavori di Trumbull, si annoverano pietre miliari della fantascienza, come 2001: Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Blade Runner, capolavori per i quali ha contribuito agli effetti speciali, permettendo a registi del calibro di Stanley Kubrick, Steven Spielberg e Ridley Scott di firmare opere scolpite indelebilmente nell’immaginario collettivo.

Douglas Trumbull: addio a un maestro degli effetti speciali

In una carriera a Hollywood concentrata soprattutto fra anni ’60 e anni ’80, Douglas Trumbull si è distinto come uno degli effettivi più abili, capace di diventare davvero un valore aggiunto per i progetti a cui ha preso parte. Da non sottovalutare inoltre il suo contributo come regista, per cult come 2002: la seconda odissea e Brainstorm – Generazione elettronica. La fantascienza era il suo habitat naturale, perché gli permetteva di sprigionare tutta la sua fantasia e il suo genio visionario, senza però rinunciare al realismo che contraddistingueva la sua opera. A lui dobbiamo la sontuosa scena della Porta delle Stelle di 2001: Odissea nello spazio, ma anche alcune delle trovate visive più efficaci di Blade Runner.

Dopo essersi allontanato dall’industria cinematografica, si dedica alla sperimentazione nell’ambito dei luna park e dei parchi a tema, sviluppando attrazioni che nel corso degli anni hanno intrattenuto centinaia di migliaia di persone, fra le quali citiamo il Back to the Future Ride degli Universal Studios di Los Angeles. Prima della malattia e della prematura scomparsa, Douglas Trumbull riesce a collaborare con un altro maestro come Terrence Malick, con cui firma The Tree of LifeVoyage of Time, progetti che gli permettono nuovamente di dare vita a tutta la sua creatività.

Una carriera che è già storia del cinema, suggellata da 3 nomination all’Oscar (per gli effetti speciali di Incontri ravvicinati del terzo tipo, Star Trek e Blade Runner) e da due statuette per il merito tecnico-scientifico (nel 1993) e per il Premio Gordon E. Sawyer nel 2012. Oggi finisce il suo viaggio nel cinema, ma comincia quello fra le stelle che ha più volte intrapreso coi suoi film.

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