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Spencer: recensione del film con Kristen Stewart, diretto da Pablo Larraín

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Natale 1991. Alberi spogli, campi ghiacciati, fagiani deperiti sul viale. All’interno della proprietà di Sandringham il tavolo da pranzo è stato apparecchiato, ma una delle ospiti principali è in ritardo e si è persa. «Dove mi trovo?», queste sono le prime parole che Diana Spencer (Kristen Stewart) pronuncia nel film di Pablo Larraín, presentato in concorso durante Venezia 78. Diana guida per una strada che dovrebbe condurla nella grande casa di Sandringham, dove tradizionalmente la famiglia reale trascorre il Natale, ma si è persa; entra in una tavola calda dove tutti la guardano increduli e chiede aiuto. 

Spencer immagina cosa potrebbe essere successo durante quei tre giorni nella proprietà di Sandringham, giorni in cui si mangia, si beve, si spara e si va a caccia, e si cerca di preservare la pace in vista delle festività natalizie, nonostante il matrimonio fra la Principessa Diana e il Principe Carlo sia in crisi da tempo e il divorzio sembri inevitabile e imminente. 

Pablo Larraín delinea il ritratto, o meglio la favola tratta da una tragedia vera, di Diana Spencer, riportando sullo schermo una donna che ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare della fine del XX secolo, realizzando un sequel spirituale dopo il suo Jackie, e dopo l’esplorazione dei costumi della regalità americana attraverso l’ex first lady Jackie Kennedy. 

Questo è un territorio fertile per il regista cileno che guarda agli ambienti, agli spazi vitali, mortiferi, funerei, e ci fa affondare in una realtà inglese che diventa sempre meno reale e più gotica, con i suoi fantasmi, le sue tende recise e cucite, la polvere invisibile che si leva di volto in volto, di generazione in generazione, di regina in regina, martiri e rivoluzionare.

Spencer: il film con Kristen Stewart, diretto da Pablo Larraín

No, non ci troviamo all’interno di una puntata di The Crown, poiché questo film è un ritratto intimo di una donna che cerca di salvarsi, di preservare non solo la sua libertà ma la sua identità; è un’esperienza insulare, soffocante, che ci traghetta profondamente nella testa di Diana che non riesce nemmeno a nascondere la sua miseria e il disprezzo per tutte le circostanze reali che la intrappolano in una vita di cui ha perso il controllo, ma che sta disperatamente cercando di riconquistare. Lavorando su una sceneggiatura tagliente di Steven Knight, il regista cileno Pablo Larraín trasforma il gossip, il chiacchiericcio, gli scandali in un incubo gotico, e un opulento palazzo reale, con tende a motivi geometrici, carta da parati dorata, i dipinti, le tappezzerie e gli specchi, in un castello abitato dai fantasmi. 

E un fantasma Diana lo incontra per davvero: è quello di Anna Bolena, colei che Enrico VIII accusò di adulterio e decapitò in modo che potesse sposare un’altra donna. Nella sua camera da letto nella villa, Diana trova una sua biografia; mentre la legge si immagina di essere lei, immagina come potesse sentirsi, declama le sue poesie – O death! rock me asleep, Bring me the quiet rest; Let pass my weary guiltless ghost Out of my careful breast – sente Anna Bolena come uno spirito affine, in lei trova conforto, al punto che le suggerisce di scappare per salvare almeno la sua, di testa.

Diana e il suo fantasma dell’opera

Spencer non è solo un’opera composta da fantasmi, ma è un’esperienza fisica, e Diana viene dipinta nella sua complessità, come anche il suo corpo (attoriale) che diventa ora un veicolo di lusso, di sfarzo, vestito di tutti i gioielli e abiti scelti, uno per uno per ogni occasione quotidiana, ora il suo corpo è frenetico, febbrile, repulsivo, bulimico; anche Carlo, in uno dei pochi momenti di dialogo tra loro, le dice “devi fare in modo che il tuo corpo faccia cose che detesti”, ma lei non ci riesce e continua a detestare tutto, ricchezza, comodità, privilegio, fama, cibi speciali, cucinati solo per lei, pensati per il suo gusto: tutta la gabbia dorata della famiglia reale è soffocante. Non c’è spazio per nulla che non sia la tradizione.

Non c’è spazio per il progresso, per il futuro: come spiega ai suoi figli, William (Jack Nielen) e Harry (Freddie Spry), quella dei reali è una vita che ferma il tempo. C’è solo un tempo. Non c’è futuro. Passato e presente sono la stessa cosa. In un mondo in cui c’è spazio solo per la tradizione, Diana sperimenta tutti i livelli di oppressione, dalla caccia ai fagiani, alle etichette reali, agli orari serrati, ai vestiti coordinati.

Diana Spencer, una donna che ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare

Kristen Stewart è perfetta nel rendere il personaggio di Diana, e non perché le somigli in maniera impeccabile, ma perché è riuscita a restituire qualcosa di più profondo, qualcosa di più spesso e importante che è necessario per connotare la vera essenza di Diana; l’esplorazione del suo mondo interiore, come abita gli spazi, e come indugia tra le parole, i suoi silenzi, il riflesso dei suoi ricordi, delle sue paure, delle sue illusioni, la sua vulnerabilità.

Per lei Kristen Stewart si trasforma, cambia aspetto, ritmo, lingua, è genuina nel suo modo di stare al mondo, con quella tenera goffaggine di chi si trova a disagio in ogni momento, fuori posto in ogni situazione, fuori contesto, ed è li che Diana Spencer ritrova corpo e anima, riprende vita e diventa quello che è stata durante tutta la sua vita, non una donna alienata, folle, una mina vagante, ma una donna che non è nata per vivere nella tradizione, un’anarchica, una rivoluzionaria. 

Overall
8.5/10

Verdetto

Pablo Larrain delinea il ritratto, o meglio la favola tratta da una vera tragedia, di Diana Spencer, realizzando un sequel spirituale dopo il suo Jackie, un territorio fertile per il regista cileno che ci fa affondare in una realtà inglese che diventa sempre meno reale e più gotica. 

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Oscar 2022: tutte le nomination per la notte più attesa dell’anno

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Sono state annunciate le nomination agli Oscar 2022, i riconoscimenti indubbiamente più attesi dell’annata cinematografica. A dominare su tutti è Il potere del cane di Jane Campion, che ha conquistato ben 12 nomination. A seguire, Dune di Denis Villeneuve con 10 e West Side Story e Belfast, appaiati a 7. Per quanto riguarda il comparto attoriale, non sono una sorpresa le nomination per Javier BardemBenedict CumberbatchAndrew GarfieldWill SmithDenzel Washington fra gli uomini, come quelle di Jessica Chastain e Kristen Stewart fra le donne. Stupisce invece l’assenza di Lady Gaga dalle candidature agli Oscar 2022. La sua prova in House of Gucci non è bastata a regalarle una nomination che in molti si aspettavano.

L’Italia ha buoni motivi per festeggiare: Paolo Sorrentino ha infatti conquistato la nomination per il miglior film internazionale grazie al suo È stata la mano di Dio, mentre Enrico Casarosa ha ottenuto la candidatura nella sezione dedicata al miglior film d’animazione con il suo Luca. Da non sottovalutare inoltre la nomination per Massimo Cantini Parrini, candidato per i costumi del musical Cyrano. Di seguito, l’elenco completo delle nomination agli Oscar 2022, che saranno assegnati il prossimo 27 marzo.

Oscar 2022: tutte le nomination

Foto di Gianni Fiorito

Miglior film

  • Belfast (Kenneth Branagh)
  • I segni del cuore – CODA (Sian Heder)
  • Don’t Look Up (Adam McKay)
  • Drive My Car (Ryusuke Hamaguchi)
  • Dune (Denis Villeneuve)
  • Una famiglia vincente – King Richard (Reinaldo Marcus Green)
  • Licorice Pizza (Paul Thomas Anderson)
  • Nightmare Alley (Guillermo del Toro)
  • Il potere del cane (Jane Campion)
  • West Side Story (Steven Spielberg)

Migliore regista

  • Kenneth Branagh – Belfast
  • Ryusuke Hamaguchi – Drive My Car
  • Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
  • Jane Campion – Il potere del cane
  • Steven Spielberg – West Side Story

Migliore attrice protagonista

Miglior attore protagonista

  • Javier Bardem – Being the Ricardos
  • Benedict Cumberbatch – Il potere del cane
  • Andrew Garfield – Tick, Tick… BOOM!
  • Will Smith – Una famiglia vincente – King Richard
  • Denzel Washington – Macbeth

Migliore attrice non protagonista

  • Kirsten Dunst – Il potere del cane
  • Aunjanue Ellis – Una famiglia vincente – King Richard
  • Ariana DeBose – West Side Story
  • Jessie Buckley – The Lost Daughter
  • Judi Dench – Belfast

Miglior attore non protagonista

  • Kodi Smit-McPhee – Il potere del cane
  • Troy Kotsur – I segni del cuore – CODA
  • Ciarán Hinds – Belfast
  • J. K. Simmons – Being the Ricardos
  • Jesse Plemons – Il potere del cane

Miglior sceneggiatura originale

  • Belfast
  • Don’t Look Up
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Licorice Pizza
  • La persona peggiore del mondo

Miglior sceneggiatura non originale

  • I segni del cuore – CODA
  • Drive My Car
  • Dune
  • The Lost Daughter
  • Il potere del cane

Miglior film internazionale

  • Drive My Car (Ryūsuke Hamaguchi)
  • Flee (Jonas Poher Rasmussen)
  • È stata la mano di Dio (Paolo Sorrentino)
  • Lunana: A Yak in the Classroom (Pawo Choyning Dorji)
  • La persona peggiore del mondo (Joachim Trier)

Miglior film d’animazione

  • Encanto
  • Flee
  • Luca
  • I Mitchell contro le macchine
  • Raya e l’ultimo drago

Migliore fotografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Miglior montaggio

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • Il potere del cane
  • Tick, Tick… BOOM!

Migliore scenografia

  • Dune
  • Nightmare Alley
  • Il potere del cane
  • Macbeth
  • West Side Story

Migliore colonna sonora

  • Don’t Look Up
  • Dune
  • Encanto
  • Madres Paralelas
  • Il potere del cane

Miglior canzone originale

  • Be Alive (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Dos Oroguitas (Encanto)
  • Down to Joy (Belfast)
  • No Time to Die (No Time to Die)
  • Somehow You Do (Four Good Days)

Migliori effetti visivi

  • Dune
  • Free Guy
  • No Time to Die
  • Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli
  • Spider-Man: No Way Home

Miglior sonoro

  • Belfast
  • Dune
  • No Time to Die
  • Il potere del cane
  • West Side Story

Migliori costumi

  • Crudelia (Jenny Beavan)
  • Cyrano (Massimo Cantini Parrini)
  • Dune (Jacqueline West and Bob Morgan)
  • Nightmare Alley (Luis Sequeira)
  • West Side Story (Paul Tazewell)

Miglior trucco e acconciatura

Miglior documentario

  • Ascension
  • Attica
  • Flee
  • Summer of Soul
  • Writing with Fire

Migliore cortometraggio documentario

  • Audible
  • Lead Me Home
  • The Queen of Basketball
  • Three Songs for Benazir
  • When We Were Bullies

Migliore cortometraggio

  • Ala Kachuu
  • The Dress
  • The Long Goodbye
  • On My Mind
  • Please Hold

Miglior cortometraggio d’animazione

  • Affair of the Art
  • Bestia
  • Robin Robin
  • Boxballet
  • The Windshield Wiper
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Razzie Awards 2022: le candidature per i peggiori film dell’anno

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Sono state annunciate le nomination ai Razzie Awards 2022, riconoscimenti dedicati al peggio che il cinema ha saputo offrire nel corso dell’annata precedente. La cerimonia di consegna di questi temutissimi premi si terrà il 26 marzo cioè, come da tradizione, la sera prima degli Oscar. Non mancano le sorprese, come le diverse candidature per il film Netflix La donna alla finestra e per la sua protagonista Amy Adams, quelle a Jared Leto e Ben Affleck e a Space Jam: New Legends. Ma a meritare la palma di star più sbertucciata dell’annata è sicuramente Bruce Willis, che conquista addirittura una categoria dedicata solo alle sue performance nella passata stagione cinematografica. Di seguito, tutte le nomination ai Razzie Awards 2022.

Le nomination ai Razzie Awards

Peggior film

  • Diana the Musical (adattamento Netflix)
  • Infinite
  • Karen
  • Space Jam: New Legends
  • La donna alla finestra

Peggior attore protagonista

  • Scott Eastwood (Dangerous)
  • Roe Hartrampf (Diana the Musical)
  • LeBron James (Space Jam: New Legends)
  • Ben Platt (Caro Evan Hansen)
  • Mark Wahlberg (Infinite)

Peggiore attrice protagonista

Peggiore attrice non protagonista 

  • Amy Adams (Caro Evan Hansen)
  • Sophie Cookson (Infinite)
  • Erin Davie (Diana the Musical)
  • Judy Kaye (Diana the Musical)
  • Taryn Manning (Every Last One of Them)

Peggior attore non protagonista

  • Ben Affleck (The Last Duel)
  • Nick Cannon (The Misfits)
  • Mel Gibson (Dangerous)
  • Gareth Keegan (Diana the Musical)
  • Jared Leto (House of Gucci)

Peggiore coppia sullo schermo

  • Ogni membro goffo del cast in qualsiasi numero musicale lirico (o coreografato) (Diana the Musical)
  • LeBron James e ogni personaggio Warner Cartoon (o prodotto Time-Warner) che dribbla nel film (Space Jam: New Legends)
  • Jared Leto con la sua faccia di lattice da 17 libbre, i suoi vestiti geek o il suo ridicolo accento (House of Gucci)
  • Ben Platt e qualsiasi altro personaggio che si comporta come lui, cantando tutto il giorno come se fosse normale (Caro Evan Hansen)
  • Tom & Jerry (aka Itchy & Scratchy) (Tom & Jerry the Movie)

Peggior prequel, remake, plagio o sequel

  • Karen (involontario remake di Crudelia)
  • Space Jam: New Legends
  • Tom & Jerry the Movie
  • Twist (remake in salsa rap di Oliver Twist)
  • La donna alla finestra (plagio de La finestra sul cortile)

Peggior regista 

  • Christopher Ashley (Diana the Musical)
  • Stephen Chbosky (Caro Evan Hansen)
  • Coke Daniels (Karen)
  • Renny Harlin (The Misfits)
  • Joe Wright (La donna alla finestra)

Peggior sceneggiatura

  • Joe DiPietro – Diana the Musical
  • Coke Daniels – Karen
  • Kurt Wimmer and Robert Henny – The Misfits
  • John Wrathall and Sally Collett – Twist
  • Tracy Letts – La donna alla finestra

Peggiore interpretazione di Bruce Willis in un film del 2021

  • Bruce Willis / American Siege
  • Bruce Willis / Apex
  • Bruce Willis / Cosmic Sin
  • Bruce Willis / Deadlock
  • Bruce Willis / Fortress
  • Bruce Willis / Midnight in the Switchgrass
  • Bruce Willis / Out of Death
  • Bruce Willis / Survive the Game

Per essere sempre aggiornati sui Razzie Awards, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.

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Douglas Trumbull è morto: il regista ed effettista ci lascia a 79 anni

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«Mio padre, Douglas Trumbull, è morto la notte scorsa dopo un’importante battaglia di due anni contro il cancro, un tumore al cervello e un ictus. Era un genio assoluto e un mago e i suoi contributi all’industria del cinema e degli effetti speciali vivranno per decenni e oltre. Ha creato gli effetti speciali visivi per il 2001 Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Blade Runner, Star Trek e The Tree of Life. Ha diretto Silent Running e Brainstorm. Mia sorella Andromeda ed io lo abbiamo visto sabato e gli abbiamo detto che lo amiamo, invitandolo a godersi e abbracciare il suo viaggio nel Grande Oltre. Ti voglio bene papà, mi mancherai di sicuro!». Con questo commosso e appassionato post su Facebook, la figlia Amy ha annunciato la scomparsa a 79 anni di Douglas Trumbull, celebre regista ed effettista statunitense.

Fra i tanti lavori di Trumbull, si annoverano pietre miliari della fantascienza, come 2001: Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Blade Runner, capolavori per i quali ha contribuito agli effetti speciali, permettendo a registi del calibro di Stanley Kubrick, Steven Spielberg e Ridley Scott di firmare opere scolpite indelebilmente nell’immaginario collettivo.

Douglas Trumbull: addio a un maestro degli effetti speciali

In una carriera a Hollywood concentrata soprattutto fra anni ’60 e anni ’80, Douglas Trumbull si è distinto come uno degli effettivi più abili, capace di diventare davvero un valore aggiunto per i progetti a cui ha preso parte. Da non sottovalutare inoltre il suo contributo come regista, per cult come 2002: la seconda odissea e Brainstorm – Generazione elettronica. La fantascienza era il suo habitat naturale, perché gli permetteva di sprigionare tutta la sua fantasia e il suo genio visionario, senza però rinunciare al realismo che contraddistingueva la sua opera. A lui dobbiamo la sontuosa scena della Porta delle Stelle di 2001: Odissea nello spazio, ma anche alcune delle trovate visive più efficaci di Blade Runner.

Dopo essersi allontanato dall’industria cinematografica, si dedica alla sperimentazione nell’ambito dei luna park e dei parchi a tema, sviluppando attrazioni che nel corso degli anni hanno intrattenuto centinaia di migliaia di persone, fra le quali citiamo il Back to the Future Ride degli Universal Studios di Los Angeles. Prima della malattia e della prematura scomparsa, Douglas Trumbull riesce a collaborare con un altro maestro come Terrence Malick, con cui firma The Tree of LifeVoyage of Time, progetti che gli permettono nuovamente di dare vita a tutta la sua creatività.

Una carriera che è già storia del cinema, suggellata da 3 nomination all’Oscar (per gli effetti speciali di Incontri ravvicinati del terzo tipo, Star Trek e Blade Runner) e da due statuette per il merito tecnico-scientifico (nel 1993) e per il Premio Gordon E. Sawyer nel 2012. Oggi finisce il suo viaggio nel cinema, ma comincia quello fra le stelle che ha più volte intrapreso coi suoi film.

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