Storia di un matrimonio Storia di un matrimonio

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Storia di un matrimonio: recensione del film di Noah Baumbach

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Esattamente 40 anni fa, con Kramer contro Kramer Robert Benton conquistava il pubblico di tutto il mondo, mettendo in scena il dramma della separazione di una coppia, con particolare enfasi sulla necessità di conciliare il proprio legittimo desiderio di ritrovare la felicità perduta con il dovere di salvaguardare il benessere dei propri figli. Rifacendosi esplicitamente a questo modello, Noah Baumbach conquista il pubblico e gli addetti ai lavori di Venezia 76 con il suo Storia di un matrimonio, modernizzando la tematica nella spietata società contemporanea, capace di tirare fuori il peggio da due ex innamorati e di spronarli a reciproche bassezze e scorrettezze per guadagnare ogni possibile vantaggio nella causa legale di separazione.

Dopo i soliti squallidi fischi alla comparsa del logo di Netflix (produttrice e distributrice del film) da parte delle ultime sacche di resistenza al progresso della tecnologia e della fruizione delle opere audiovisive, i presenti alla proiezione stampa sono stati immediatamente avvolti da un’opera destinata a lasciare il segno non solo in quest’edizione della Mostra, ma anche durante la prossima awards season, sostenuta dalla toccante e tagliente sceneggiatura dello stesso Baumbach e dalle interpretazioni maiuscole di un affiatato e sorprendente cast, composto da veri e propri fuoriclasse della recitazione come Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda e Ray Liotta.

La fine di un amore

Storia di un matrimonio

Nicole e Charlie si stanno lasciando. Dopo anni di appassionato amore, sorto anche grazie alla comune passione per il teatro e alimentato dalla nascita del figlio Henry, l’idillio si è rotto. Fra le macerie del loro rapporto, è proprio Henry a meritare un’attenzione particolare. Sballottato da New York, amata residenza e sede dell’attività teatrale del padre, e Los Angeles, dove risiede la famiglia di Nicole, che a sua volta è in procinto di girare l’episodio pilota di una serie televisiva proprio nella Città degli angeli, e fra i diversi modi di amarlo dei suoi genitori, sarà proprio il piccolo a giocare un ruolo determinante nella causa di separazione, e a spronare gli ex innamorati a una civile e pacifica collaborazione.

Come si può però convivere serenamente con anni di incomprensioni represse e, nonostante il divorzio, ancora difficili da chiarire? E quanto si è disposti a perdere in nome della felicità dei figli? E ancora, quanto è complesso scegliere fra il rispetto per ciò che c’è stato e la possibilità di trarre beneficio da ogni piccola debolezza dell’ex partner? Basandosi anche sulla propria esperienza personale (il regista è stato sposato per otto anni con la celebre attrice Jennifer Jason Leigh, da cui ha avuto un figlio), Baumbach cerca di rispondere a tutte queste domande, giocando costantemente sul sottile filo che separa il dramma dalla commedia, l’inadeguatezza dal grottesco e un pudico silenzio dall’esplosione del rancore covato per anni.

Storia di un matrimonio: la separazione tira fuori il peggio di noi stessi

Storia di un matrimonio

Il tema della famiglia disfunzionale, portato avanti da Baumbach nei suoi ultimi lavori, trova in Storia di un matrimonio il proprio apice, non soltanto per le monumentali performance di Driver e della Johansson (entrambi da tenere in considerazione sia per la Coppa Volpi, sia per i prossimi Oscar) nei panni della coppia protagonista, ma anche per un gruppo di formidabili personaggi di contorno, utili non soltanto come contraltare brillante al dramma di Nicole e Charlie, ma anche per rappresentare il quadro di una società sempre più frammentata e priva di punti di riferimento, in cui serietà e ridicolo si mescolano continuamente, diventando pressoché indistinguibili. Ci riferiamo soprattutto all’avvocatessa interpretata da Laura Dern (simile per toni e sfumature al personaggio di Renata in Big Little Lies), opportunista fino al midollo, ma allo stesso tempo protagonista di un discorso da antologia sul ruolo della donna nella chiesa e nella società.

A rendere Storia di un matrimonio così sincero, limpido e inevitabile fonte di immedesimazione per chiunque sia passato attraverso la rottura di un amore è il lavoro che Baumbach fa sui meccanismi del divorzio, prima presentandoci i due protagonisti come persone integerrime, positive e degne di stima, poi mostrandoci senza filtri come la separazione tira fuori il peggio di noi stessi. Un bicchiere di troppo a cena, la città di residenza e frasi dette senza pensarci troppo mesi prima possono diventare utili per testimoniare le proprie buone intenzioni o per screditare la controparte in sede legale, mentre una discussione amichevole fra genitori si può trasformare in pochi secondi in una dolorosa sfuriata, fatta di recriminazioni e offese che poco prima non ci saremmo sognati neanche di pensare.

Storia di un matrimonio: la disgregazione di una coppia

Grazie alla scrittura di Baumbach, capace di dare significato anche ai più semplici gesti, e alle performance di Driver e Johansson, che con una misura e un’espressività encomiabili riescono a rendere loquaci anche i più lunghi silenzi, i personaggi di Storia di un matrimonio ci entrano dentro, ci commuovono e ci fanno contemporaneamente arrabbiare e sorridere. Lo sguardo del regista, anche se sbilanciato dalla parte di Charlie, non è mai né accusatorio né moralizzatore. Il fine ultimo di Baumbach infatti non è determinare chi abbia ragione o giudicare la legittimità delle scelte di marito e moglie, ma è invece la rappresentazione della disgregazione di una coppia e di quell’affetto che, nonostante le liti e le vendette, rimane nascosto fra le ceneri di un amore.

Nella necessità di confrontarsi con una città a noi sgradita (C’è tanto spazio, si sente continuamente ripetere Charlie a proposito di Los Angeles), nella difficoltà di conciliare diverse aspirazioni lavorative ed esistenziali e nell’esigenza di ponderare ogni nostra azione in ottica futura, ritroviamo tutte le incertezze che minano alla base i rapporti di coppia contemporanei, e che trasformano l’amore in un atto di coraggio e altruismo.

Così basta poco, come la liberatoria esecuzione di Being Alive di Adam Driver (ormai senza ombra di dubbio uno dei migliori interpreti della sua generazione) o un piccolo momento di tenerezza per fare germogliare la complicità e il rispetto sopra il risentimento e per ricordarci che saremo per sempre legati a ciò che abbiamo amato con tutti noi stessi. Ed è proprio questa onestà nel rappresentare contemporaneamente il malessere esistenziale e la possibilità di ritrovare una parvenza di serenità che rende Storia di un matrimonio una delle note più liete di Venezia 76 e della nuova stagione cinematografica.

Storia di un matrimonio arriverà su Netflix il 6 dicembre.

Overall
8.5/10

Verdetto

Noah Baumbach centra una delle opere più riuscite della sua carriera, riuscendo nel difficile intento di raccontare la fragilità della coppia nella società contemporanea in un riuscito mix di commedia e dramma.

Focus

Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a febbraio 2022

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Anche a febbraio, Netflix ha in serbo tante novità per i propri abbonati, a cominciare dal ritorno di due serie particolarmente amate come Disincanto e Space Force. Non mancano i film originali, come Dalla mia finestra, Il mese degli deiAmore e guinzagli. Spazio come sempre anche a documentari e reality show, come Il truffatore di Tinder e L’amore è cieco. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo il prossimo mese su Netflix.

Cosa vedremo su Netflix a febbraio 2022

Netflix

1 febbraio

  • Dion (serie originale, stagione 2)
  • Finding Ola (serie originale, stagione 1)
  • John Wick (film non originale)
  • Riverdale (serie non originale, stagione 5)
  • Conan il ragazzo del futuro (serie non originale, stagione 1)

2 febbraio

  • Oscuro desiderio (serie originale, stagione 2)
  • Me Contro Te – Il Film – La Vendetta del Sig. S (film non originale)
  • Il truffatore di Tinder (documentario originale)

3 febbraio

  • Murderville (serie originale, stagione 1)

4 febbraio

  • Dalla mia finestra (film originale)
  • Il colore delle magnolie (serie originale, stagione 2)

6 febbraio

  • Brooklyn 99 (serie non originale, stagione 7)

8 febbraio

  • Il mese degli dei (film originale)
  • Ms. Pat: Y’All Wanna Hear Something Crazy? (stand-up comedy originale)
  • L’amore è cieco: Giappone (reality show originale)

9 febbraio

  • Disincanto (serie originale, stagione 4)
  • Idee da vendere (reality show originale, stagione 1)

11 febbraio

  • Amore e guinzagli (film originale)
  • Tallgirl 2 (film originale)
  • Bigbug (film originale)
  • Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy (film originale)
  • Love Tactics (film originale)
  • Inventing Anna (serie originale, stagione 1)
  • Toy Boy (serie originale, stagione 2)
  • L’amore è cieco (reality show originale, stagione 2)

14 febbraio

  • Fedeltà (serie originale, stagione 1)

16 febbraio

  • Secrets of Summer (Cielo Grande) (serie originale, stagione 1)

17 febbraio

  • Perdonaci i nostri peccati (film originale)
  • Erax (film originale)
  • Heart Shot – Dritto al cuore (film originale)
  • Il giovane Wallander (serie originale, stagione 2)
  • Al passo con i Kardashians (reality show non originale, stagione 17)

18 febbraio

  • Non aprite quella porta (film originale)
  • La serie di Cuphead! (serie originale, stagione 1)
  • Space Force (serie originale, stagione 2)
  • Uno di noi sta mentendo (serie originale, stagione 1)
  • Downfall: Il caso Boeing (documentario originale)

19 febbraio

22 febbraio

  • Bubba Wallace: in gara contro ogni limite (serie originale, stagione 1)

25 febbraio

  • Vikings: Valhalla (serie originale, stagione 1)
  • La giudice (serie originale, stagione 1)
  • Madea: Il ritorno (film non originale)
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Focus

Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a gennaio 2022

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Netflix inaugura il 2022 con il ritorno di tre serie particolarmente amate dal pubblico, cioè Ozark (quarta stagione), After Life e Snowpiercer (entrambe al terzo ciclo di episodi). Fra i reality, spazio alla terza stagione di Too Hot to Handle, mentre fra i film originali in arrivo sulla piattaforma spicca il dramma storico Monaco: sull’orlo della guerra. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo a gennaio su Netflix.

Tutto ciò che vedremo a gennaio 2022 su Netflix

After Life

1 gennaio

  • Incastrati (serie originale, stagione 1)
  • Manifest (serie non originale, stagioni 1-3)
  • The Big Bang Theory (serie non originale, stagione 12)
  • The Good Doctor (serie non originale, stagione 4)
  • Sicario (film non originale)
  • Operazione amore (serie non originale, stagione 3)
  • Superstore (serie non originale, stagione 6)
  • Nessuno come noi (film non originale)
  • Love etc. (film non originale)
  • Passengers – Mistero ad alta quota (film non originale)
  • Percy (film non originale)
  • The Reader – A voce alta (film non originale)
  • Orders to Kill (film non originale)
  • Restless Natives (film non originale)
  • The Conquest of Everest (film non originale)
  • The Cruel Sea (film non originale)
  • Le Diable Par La Queue (film non originale)
  • Convoy (film non originale)
  • Intruder (film non originale)
  • The Iron Maiden (film non originale)
  • Così come sei (film non originale)
  • Amici come prima (film non originale)
  • Se son rose… (film non originale)
  • S.W.A.T.: Sotto assedio (film non originale)
  • Ti presento Sofia (film non originale)
  • 12 Soldier (film non originale)

2 gennaio

  • For Life (serie non originale, stagione 1)

3 gennaio

  • Bad Boys for Life (film non originale)

4 gennaio

  • Action Pack – Squadra in azione (serie animata originale, stagione 1)

5 gennaio

6 gennaio

  • The Club (serie originale, stagione 1 parte 2)
  • El Paramo – terrore invisibile (film originale)
  • Uncle Drew (film non originale)

7 gennaio

  • Mother/Android (film originale)
  • Una festa esagerata (film non originale)
  • Puoi baciare lo sposo (film non originale)
  • Classe Z (film non originale)
  • Hype House (serie non originale, stagione 1)

10 gennaio

  • Undercover (serie originale, stagione 3)
  • I magnifici sette (film non originale)

11 gennaio

  • L’origine du monde (film originale)

12 gennaio

  • How I Fell in Love With a Gangster (film originale)

13 gennaio

  • The Journalist (serie originale, stagione 1)
  • Brazen (film originale)
  • Photocopier (film originale)

14 gennaio

  • After Life (serie originale, stagione 3)
  • Archive 81 – Universi alternativi (serie originale, stagione 1)
  • The House (serie animata originale, stagione 1)
  • Riverdance – L’avventura animata (film originale)
  • El comediante (film originale)

18 gennaio

  • DOTA: Dragon’s Blood: Book (serie anime originale, stagione 2)

19 gennaio

  • Too Hot to Handle (reality originale, stagione 3)
  • Viaggi prelibati: Messico (docuserie originale, stagione 1)

20 gennaio

  • Il trattamento reale (film originale)
  • Midnight Asia: Mangia · Balla · Sogna (docuserie originale, stagione 1)

21 gennaio

  • Ozark (serie originale, stagione 4)
  • Monaco: sull’orlo della guerra (film originale)

25 gennaio

  • Snowpiercer (serie originale, stagione 3)
  • Neymar – Il caso perfetto (miniserie originale)

27 gennaio

  • Soy Georgina (serie originale, stagione 1)

28 gennaio

  • Getting Curious with Jonathan Van Ness (serie originale, stagione 1)
  • La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (serie originale, stagione 1)
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Netflix

Don’t Look Up: recensione del film con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence

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Don't Look Up

Il cinema di Adam McKay è incentrato sui mediocri. Dei mediocri che a volte diventano pretesti per racconti demenziali, come il suo esordio Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy e le successive collaborazioni con Will Ferrell, ma che in altri casi si trasformano in feroci e sfrenate satire sul mondo e sulla società, come nel caso de La grande scommessaVice – L’uomo nell’ombra e della sua ultima fatica Don’t Look Up, disponibile dall’8 dicembre nelle sale italiane e su Netflix dal 24 dello stesso mese. Un progetto esaltato da un cast stellare, che comprende ben 5 premi Oscar (Leonardo DiCaprioJennifer Lawrence, Mark Rylance, Cate BlanchettMeryl Streep) e altri formidabili interpreti del calibro di Timothée Chalamet, Jonah Hill, Ron Perlman, Rob Morgan e Tyler Perry.

Dopo la tragicomica ricostruzione della crisi finanziaria del 2007-2008 e l’inquietante ricostruzione della parabola politica di Dick Cheney, Adam McKay mette di nuovo al centro del mirino le istituzioni, che si trovano costrette ad affrontare l’imminente impatto della Terra con una cometa di circa 9 chilometri di diametro, capace di distruggere la vita su tutto il pianeta nel giro di pochi minuti. Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, nei panni rispettivamente del professore di astronomia Randall Mirby e della sua studentessa Kate Dibiasky, sono i rappresentanti della scienza, impegnata a fornire ai governi e ai cittadini dati inoppugnabili con i quali prendere decisioni importanti e urgenti.

Dall’altra parte, la Presidente USA Janie Orlean (una trumpiana Meryl Streep), il suo arrogante figlio Jason (Jonah Hill), la presentatrice Brie Evantee (una sontuosa Cate Blanchett, pur sepolta da chili di trucco) e il guru della tecnologia Peter Isherwell (Mark Rylance in un bizzarro incrocio fra Steve Jobs, Mark Zuckerberg ed Elon Musk). Un manipolo di pericolosi incompetenti contro la più pericolosa minaccia globale. Cosa può andare storto?

Don’t Look Up: un tragicomico sguardo sul nostro prossimo futuro

Don't Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Adam McKay è nato con la commedia, è stato forgiato come sceneggiatore dai suoi anni al Saturday Night Live e sa che attraverso la risata e un delicato equilibrio fra satira e grottesco si può ironizzare e fare riflettere su ogni cosa, come ci ha insegnato Stanley Kubrick col suo immortale Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Non stupisce quindi che questo regista statunitense, sempre più abile e tagliente, usi nuovamente il ridicolo e l’eccesso per mettere alla berlina tutte le categorie umane che ci circondano. In un curioso mix fra lo scenario di Idiocracy e la trama di Deep Impact, quasi tutti ne escono con le ossa rotte.

La rappresentazione più feroce è dedicata alle figure più potenti. Conosciamo quindi una politica più interessata alle elezioni di metà mandato che a un cataclisma mondiale, che non esita a sminuire la minaccia e a soffiare sull’ignoranza e sugli estremismi, lanciando un movimento che invita a non guardare in alto (da qui il titolo Don’t Look Up), in opposizione a chi implora di alzare lo sguardo per osservare con i propri occhi l’arrivo della cometa.

Immancabile poi la critica ai giganti della tecnologia, con il tycoon di Mark Rylance che riassume tutte le caratteristiche più sinistre dei giganti del tech, come l’impatto sulla nostra vita (la capacità degli algoritmi di prevedere i nostri futuri passi attraverso la piena conoscenza delle nostre attività), i collegamenti con la politica (Peter Isherwell è un finanziatore della campagna presidenziale di Janie Orlean) e il desiderio di impattare su ogni aspetto della nostra esistenza (l’app che propone buffi video di animali quando rileva ansia o malinconia).

Fra satira e parodia

Don't Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

In filigrana, emergono chiaramente i tre principali bersagli di Don’t Look Up: una classe politica cinica e totalmente priva di visione del futuro, coccolata dai colossi della finanza e della tecnologia; lo stato attuale dell’informazione sul Covid, con gli scienziati che a causa della pressione di negazionismi e riduzionisti faticano sempre di più a fare emergere la verità, e che anche quando ci riescono finiscono per essere inglobati dal sistema (si veda l’ascesa del personaggio di Leonardo DiCaprio nello star system e sui media, in una parabola che ricorda quella di tanti virologi negli ultimi mesi); infine, la minaccia mondiale che è costantemente sotto i nostri occhi, ben documentata dai ricercatori e nonostante ciò ignorata dalla stragrande maggioranza delle persone, cioè il cambiamento climatico, la vera cometa che si sta avvicinando alla Terra.

Muovendosi lungo queste direttrici, Adam McKay mette in scena una commedia spassosa e impertinente, che gioca con i cliché del cinema di fantascienza degli ultimi decenni (esilarante soprattutto il personaggio di Ron Perlman, vera e propria parodia dell’eroismo e della mascolinità sulla scia del Bruce Willis di Armageddon – Giudizio finale) e trova alcune notevoli intuizioni comiche in sceneggiatura, come le ripetute gag sugli snack fatti pagare alla Casa Bianca (vero e proprio trauma per il personaggio di Jennifer Lawrence) o la previsione dell’algoritmo sul futuro della Presidente Janie Orlean (sia al cinema che a casa, non alzatevi prima della fine dei titoli di coda!).

Il cast di Don’t Look Up

Don't Look Up

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Con le sue precedenti opere, Adam McKay ci aveva presentato soluzioni originali e di forte impatto dal punto di vista registico, come la crisi dei mutui subprime spiegata da Margot Robbie dentro una vasca da bagno ne La grande scommessa o il racconto che ricomincia letteralmente da capo in Vice – L’uomo nell’ombra. Con Don’t Look Up, il regista dà vita a un’opera decisamente lineare, che abbraccia quasi sempre l’assurdo e che trova proprio nei momenti più drammatici i suoi pochi momenti di debolezza. È questo il caso del personaggio di Jennifer Lawrence, che duella in bravura con Leonardo DiCaprio per buona parte del racconto prendendo le parti della logica e della razionalità, per poi mostrare la corda nel momento in cui si cerca di attribuirle sfumature più cupe e malinconiche.

Lo stesso Leonardo DiCaprio sembra a tratti faticare a rendere il disagio di un uomo di scienza perso fra ricerca e inaspettata popolarità, nucleo familiare e avance di una Cate Blanchett che interpreta alla perfezione l’essenza della falsità e dell’arrivismo. Da attore di sconfinato talento e impareggiabile carisma, DiCaprio riesce però anche a rubare la scena a tutti i colleghi, con un’esplosione di ira e di sdegno che è già antologia della storia recedente del cinema e grazie a cui metterà con ogni probabilità un’ennesima nomination all’Oscar nel suo prestigioso curriculum.

Mentre il già citato Il dottor Stranamore teneva dritta la barra sulla satira e sull’assurdo, trovando paradossalmente l’essenza dei personaggi e del loro contesto, Adam McKay ritrae in più di un’occasione la mano, cercando una non necessaria sponda drammatica (come i troppi stacchi sulle reazioni della popolazione mondiale agli eventi) invece di puntare senza indugi sul suo meraviglioso ensemble, che funziona invece a meraviglia soprattutto quando si muove sopra le righe.

Don’t Look Up: un monito sul prossimo futuro

Cr. NIKO TAVERNISE/NETFLIX © 2021

Don’t Look Up adempie comunque al proprio compito, lasciandoci più dubbi che certezze e più disagio che piacevolezza, nonostante le tante risate che regala. Questo perché, come evidenzia brillantemente il poster, l’opera di Adam McKay è basata su fatti realmente possibili e su scene squisitamente demenziali che sono molto meno improbabili di quanto crediamo. Fino a qualche anno fa, sarebbe stato difficile anche solo pensare a un Presidente degli Stati Uniti che invita a guardare in basso e a non credere agli allarmismi, a un’imminente catastrofe ignorata in favore del profitto e a un colosso tecnologico che dichiara esplicitamente di voler conoscere tutti i nostri pensieri per venderci la soluzione a bisogni che non sapevamo di avere.

Oggi sappiamo invece che tutto questo è realistico, se non addirittura probabile. Se c’è ancora la possibilità di salvarci dall’autodistruzione, la ricetta passa sicuramente da quello che ci mostra e ci suggerisce Don’t Look Up. Non ci resta quindi che smettere di dividerci in assurde fazioni, mettere da parte il trending topic del giorno e cominciare a costruire un futuro migliore. Senza mai smettere di guardare in alto.

Overall
8/10

Verdetto

Don’t Look Up è l’ennesimo gioiello esilarante e pungente della carriera di Adam McKay. Un cast stellare e in ottima forma mette in scena una storia talmente bizzarra e surreale da essere perfetta per la nostra confusa epoca. Un monito sul prossimo futuro da non sottovalutare e di cui fare tesoro.

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