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Wasp Network: recensione del film con Penélope Cruz e Ana de Armas
Dopo le due splendide riflessioni sul divismo di Sils Maria e Personal Shopper, seguite dall’acuta e brillante analisi della doppiezza delle nostre esistenze alla base de Il gioco delle coppie, Olivier Assayas applica il suo personale sguardo a Wasp Network, presentato nel corso della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2019 e disponibile da qualche giorno su Netflix, con un nuovo montaggio. Un’opera estremamente diversa dai canoni a cui il regista francese ci ha abituato, che incrocia il thriller spionistico con il racconto di una complessa pagina di geopolitica, avvalendosi di alcuni dei più apprezzati interpreti di lingua spagnola: Penélope Cruz, Wagner Moura, Gael García Bernal, Ana de Armas, Édgar Ramírez e Leonardo Sbaraglia.
Wasp Network: intrighi e spionaggio fra Cuba e Stati Uniti
Ci troviamo a L’Avana, nei primi anni ’90. Il pilota René González (Édgar Ramírez) fugge improvvisamente da Cuba alla Florida, lasciandosi alle spalle la moglie Olga (Penélope Cruz) e sua figlia. Insieme ad altri cubani, fra cui Juan Pablo Roque (Wagner Moura), l’uomo costituisce una segreta rete di spionaggio, chiamata Wasp Network e guidata dall’agente infiltrato Gerardo Hernandez (Gael García Bernal). Mentre vivono una vita apparentemente normale negli Stati Uniti, unendosi anche in matrimonio, come nel caso di Roque con Ana Magarita Martinez (Ana de Armas), i membri della rete portano avanti la loro missione, infiltrandosi nelle organizzazioni ostili a Fidel Castro e stroncando sul nascere ogni possibile offensiva contro il regime.
Seguendo fedelmente il libro di Fernando Morais Os últimos soldados da Guerra Fría, Wasp Network mette in scena un racconto avvincente ma particolarmente complesso, anche dopo gli interventi in montaggio voluti dallo stesso Assayas per rendere più scorrevole e godibile la trama. Riconosciamo il tocco del regista francese nello sviluppo dei personaggi, soprattutto quelli femminili, ma il montaggio alternato penalizza una storia che avrebbe probabilmente beneficiato di un punto di vista più solido e centrato.
Wasp Network: il lato più doloroso della vita di una spia
Fra le pieghe della controversa storia dei protagonisti, emerge un mondo cupo e torbido, in cui niente è come sembra. Complotti, tradimenti, menzogne e spionaggio sono all’ordine del giorno, e a rimetterci sono soprattutto le famiglie delle persone coinvolte, totalmente abbandonate a se stesse. Il registro di Wasp Network è cangiante, con continui cambi di atmosfere che passano dal puro thriller al ritratto familiare, toccando il docufilm e abbracciando la spy story. A sorprendere è il distacco dalla storia dello stesso Assayas, che mette in scena questo spaccato esistenziale con un taglio quasi documentaristico. Tutte le pedine narrative sono al proprio posto, ma si sente la mancanza di un punto di vista personale su questa vicenda, che vada al di là della comprensibile empatia nei confronti delle sempre efficaci Penélope Cruz e Ana de Armas, i veri punti di vista morali sul racconto.
Come in Sergio, anch’esso su Netflix, emerge la palpabile chimica fra Wagner Moura e Ana de Armas, che danno vita a un perfetto ritratto della vita di coppia delle spie, sempre all’insegna del sospetto e del mistero, continuamente fiaccata dall’impossibilità di conoscere tutto ciò che si vorrebbe. Disagio che si riflette anche sull’esistenza del protagonista René González, un vero e proprio soldato che mette in secondo piano la sua sfera privata in nome dei propri ideali. In quel gesto d’affetto fra René e Olga, separati da un’invisibile barriera come i protagonisti di First Man – Il primo uomo, risiede l’aspetto migliore di Wasp Network, capace di compensare i propri problemi narrativi con un’invidiabile sensibilità per le difficoltà emotive e familiari.
Un frammento di storia recente
Wasp Network si rivela dunque un’opera frammentata e poco omogenea, che fatica a trovare il proprio baricentro narrativo e di conseguenza una direzione da intraprendere. L’Assayas dell’apprezzata miniserie televisiva Carlos è lontano, ma da questo frammento di storia recente, che è sempre giusto ricordare e analizzare sul grande schermo, filtra comunque l’umanità di chi sacrifica se stesso in nome di un bene superiore e quella di chi gli sta accanto, in eterna attesa di poter vivere un’esistenza pacifica e serena.
Overall
Verdetto
Olivier Assayas mette in scena un thriller spionistico carico di tensione e umanità, che risente però della mancanza di un punto di vista univoco su un complesso e controverso scenario politico.
Focus
Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a febbraio 2022
Anche a febbraio, Netflix ha in serbo tante novità per i propri abbonati, a cominciare dal ritorno di due serie particolarmente amate come Disincanto e Space Force. Non mancano i film originali, come Dalla mia finestra, Il mese degli dei e Amore e guinzagli. Spazio come sempre anche a documentari e reality show, come Il truffatore di Tinder e L’amore è cieco. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo il prossimo mese su Netflix.
Cosa vedremo su Netflix a febbraio 2022
1 febbraio
- Dion (serie originale, stagione 2)
- Finding Ola (serie originale, stagione 1)
- John Wick (film non originale)
- Riverdale (serie non originale, stagione 5)
- Conan il ragazzo del futuro (serie non originale, stagione 1)
2 febbraio
- Oscuro desiderio (serie originale, stagione 2)
- Me Contro Te – Il Film – La Vendetta del Sig. S (film non originale)
- Il truffatore di Tinder (documentario originale)
3 febbraio
- Murderville (serie originale, stagione 1)
4 febbraio
- Dalla mia finestra (film originale)
- Il colore delle magnolie (serie originale, stagione 2)
6 febbraio
- Brooklyn 99 (serie non originale, stagione 7)
8 febbraio
- Il mese degli dei (film originale)
- Ms. Pat: Y’All Wanna Hear Something Crazy? (stand-up comedy originale)
- L’amore è cieco: Giappone (reality show originale)
9 febbraio
- Disincanto (serie originale, stagione 4)
- Idee da vendere (reality show originale, stagione 1)
11 febbraio
- Amore e guinzagli (film originale)
- Tallgirl 2 (film originale)
- Bigbug (film originale)
- Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy (film originale)
- Love Tactics (film originale)
- Inventing Anna (serie originale, stagione 1)
- Toy Boy (serie originale, stagione 2)
- L’amore è cieco (reality show originale, stagione 2)
14 febbraio
- Fedeltà (serie originale, stagione 1)
16 febbraio
- Secrets of Summer (Cielo Grande) (serie originale, stagione 1)
17 febbraio
- Perdonaci i nostri peccati (film originale)
- Erax (film originale)
- Heart Shot – Dritto al cuore (film originale)
- Il giovane Wallander (serie originale, stagione 2)
- Al passo con i Kardashians (reality show non originale, stagione 17)
18 febbraio
- Non aprite quella porta (film originale)
- La serie di Cuphead! (serie originale, stagione 1)
- Space Force (serie originale, stagione 2)
- Uno di noi sta mentendo (serie originale, stagione 1)
- Downfall: Il caso Boeing (documentario originale)
19 febbraio
- Venom (film non originale)
- Non mi uccidere (film non originale)
22 febbraio
- Bubba Wallace: in gara contro ogni limite (serie originale, stagione 1)
25 febbraio
- Vikings: Valhalla (serie originale, stagione 1)
- La giudice (serie originale, stagione 1)
- Madea: Il ritorno (film non originale)
Focus
Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a gennaio 2022
Netflix inaugura il 2022 con il ritorno di tre serie particolarmente amate dal pubblico, cioè Ozark (quarta stagione), After Life e Snowpiercer (entrambe al terzo ciclo di episodi). Fra i reality, spazio alla terza stagione di Too Hot to Handle, mentre fra i film originali in arrivo sulla piattaforma spicca il dramma storico Monaco: sull’orlo della guerra. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo a gennaio su Netflix.
Tutto ciò che vedremo a gennaio 2022 su Netflix
1 gennaio
- Incastrati (serie originale, stagione 1)
- Manifest (serie non originale, stagioni 1-3)
- The Big Bang Theory (serie non originale, stagione 12)
- The Good Doctor (serie non originale, stagione 4)
- Sicario (film non originale)
- Operazione amore (serie non originale, stagione 3)
- Superstore (serie non originale, stagione 6)
- Nessuno come noi (film non originale)
- Love etc. (film non originale)
- Passengers – Mistero ad alta quota (film non originale)
- Percy (film non originale)
- The Reader – A voce alta (film non originale)
- Orders to Kill (film non originale)
- Restless Natives (film non originale)
- The Conquest of Everest (film non originale)
- The Cruel Sea (film non originale)
- Le Diable Par La Queue (film non originale)
- Convoy (film non originale)
- Intruder (film non originale)
- The Iron Maiden (film non originale)
- Così come sei (film non originale)
- Amici come prima (film non originale)
- Se son rose… (film non originale)
- S.W.A.T.: Sotto assedio (film non originale)
- Ti presento Sofia (film non originale)
- 12 Soldier (film non originale)
2 gennaio
- For Life (serie non originale, stagione 1)
3 gennaio
- Bad Boys for Life (film non originale)
4 gennaio
- Action Pack – Squadra in azione (serie animata originale, stagione 1)
5 gennaio
- Doctor Sleep (film non originale)
- Rebelde (serie originale, stagione 1)
- 4 Metà (film originale)
- Motherless Brooklyn – I segreti di una città (film non originale)
6 gennaio
- The Club (serie originale, stagione 1 parte 2)
- El Paramo – terrore invisibile (film originale)
- Uncle Drew (film non originale)
7 gennaio
- Mother/Android (film originale)
- Una festa esagerata (film non originale)
- Puoi baciare lo sposo (film non originale)
- Classe Z (film non originale)
- Hype House (serie non originale, stagione 1)
10 gennaio
- Undercover (serie originale, stagione 3)
- I magnifici sette (film non originale)
11 gennaio
- L’origine du monde (film originale)
12 gennaio
- How I Fell in Love With a Gangster (film originale)
13 gennaio
- The Journalist (serie originale, stagione 1)
- Brazen (film originale)
- Photocopier (film originale)
14 gennaio
- After Life (serie originale, stagione 3)
- Archive 81 – Universi alternativi (serie originale, stagione 1)
- The House (serie animata originale, stagione 1)
- Riverdance – L’avventura animata (film originale)
- El comediante (film originale)
18 gennaio
- DOTA: Dragon’s Blood: Book (serie anime originale, stagione 2)
19 gennaio
- Too Hot to Handle (reality originale, stagione 3)
- Viaggi prelibati: Messico (docuserie originale, stagione 1)
20 gennaio
- Il trattamento reale (film originale)
- Midnight Asia: Mangia · Balla · Sogna (docuserie originale, stagione 1)
21 gennaio
- Ozark (serie originale, stagione 4)
- Monaco: sull’orlo della guerra (film originale)
25 gennaio
- Snowpiercer (serie originale, stagione 3)
- Neymar – Il caso perfetto (miniserie originale)
27 gennaio
- Soy Georgina (serie originale, stagione 1)
28 gennaio
- Getting Curious with Jonathan Van Ness (serie originale, stagione 1)
- La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (serie originale, stagione 1)
Netflix
Don’t Look Up: recensione del film con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence
Il cinema di Adam McKay è incentrato sui mediocri. Dei mediocri che a volte diventano pretesti per racconti demenziali, come il suo esordio Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy e le successive collaborazioni con Will Ferrell, ma che in altri casi si trasformano in feroci e sfrenate satire sul mondo e sulla società, come nel caso de La grande scommessa, Vice – L’uomo nell’ombra e della sua ultima fatica Don’t Look Up, disponibile dall’8 dicembre nelle sale italiane e su Netflix dal 24 dello stesso mese. Un progetto esaltato da un cast stellare, che comprende ben 5 premi Oscar (Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Mark Rylance, Cate Blanchett e Meryl Streep) e altri formidabili interpreti del calibro di Timothée Chalamet, Jonah Hill, Ron Perlman, Rob Morgan e Tyler Perry.
Dopo la tragicomica ricostruzione della crisi finanziaria del 2007-2008 e l’inquietante ricostruzione della parabola politica di Dick Cheney, Adam McKay mette di nuovo al centro del mirino le istituzioni, che si trovano costrette ad affrontare l’imminente impatto della Terra con una cometa di circa 9 chilometri di diametro, capace di distruggere la vita su tutto il pianeta nel giro di pochi minuti. Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, nei panni rispettivamente del professore di astronomia Randall Mirby e della sua studentessa Kate Dibiasky, sono i rappresentanti della scienza, impegnata a fornire ai governi e ai cittadini dati inoppugnabili con i quali prendere decisioni importanti e urgenti.
Dall’altra parte, la Presidente USA Janie Orlean (una trumpiana Meryl Streep), il suo arrogante figlio Jason (Jonah Hill), la presentatrice Brie Evantee (una sontuosa Cate Blanchett, pur sepolta da chili di trucco) e il guru della tecnologia Peter Isherwell (Mark Rylance in un bizzarro incrocio fra Steve Jobs, Mark Zuckerberg ed Elon Musk). Un manipolo di pericolosi incompetenti contro la più pericolosa minaccia globale. Cosa può andare storto?
Don’t Look Up: un tragicomico sguardo sul nostro prossimo futuro
Adam McKay è nato con la commedia, è stato forgiato come sceneggiatore dai suoi anni al Saturday Night Live e sa che attraverso la risata e un delicato equilibrio fra satira e grottesco si può ironizzare e fare riflettere su ogni cosa, come ci ha insegnato Stanley Kubrick col suo immortale Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Non stupisce quindi che questo regista statunitense, sempre più abile e tagliente, usi nuovamente il ridicolo e l’eccesso per mettere alla berlina tutte le categorie umane che ci circondano. In un curioso mix fra lo scenario di Idiocracy e la trama di Deep Impact, quasi tutti ne escono con le ossa rotte.
La rappresentazione più feroce è dedicata alle figure più potenti. Conosciamo quindi una politica più interessata alle elezioni di metà mandato che a un cataclisma mondiale, che non esita a sminuire la minaccia e a soffiare sull’ignoranza e sugli estremismi, lanciando un movimento che invita a non guardare in alto (da qui il titolo Don’t Look Up), in opposizione a chi implora di alzare lo sguardo per osservare con i propri occhi l’arrivo della cometa.
Immancabile poi la critica ai giganti della tecnologia, con il tycoon di Mark Rylance che riassume tutte le caratteristiche più sinistre dei giganti del tech, come l’impatto sulla nostra vita (la capacità degli algoritmi di prevedere i nostri futuri passi attraverso la piena conoscenza delle nostre attività), i collegamenti con la politica (Peter Isherwell è un finanziatore della campagna presidenziale di Janie Orlean) e il desiderio di impattare su ogni aspetto della nostra esistenza (l’app che propone buffi video di animali quando rileva ansia o malinconia).
Fra satira e parodia
In filigrana, emergono chiaramente i tre principali bersagli di Don’t Look Up: una classe politica cinica e totalmente priva di visione del futuro, coccolata dai colossi della finanza e della tecnologia; lo stato attuale dell’informazione sul Covid, con gli scienziati che a causa della pressione di negazionismi e riduzionisti faticano sempre di più a fare emergere la verità, e che anche quando ci riescono finiscono per essere inglobati dal sistema (si veda l’ascesa del personaggio di Leonardo DiCaprio nello star system e sui media, in una parabola che ricorda quella di tanti virologi negli ultimi mesi); infine, la minaccia mondiale che è costantemente sotto i nostri occhi, ben documentata dai ricercatori e nonostante ciò ignorata dalla stragrande maggioranza delle persone, cioè il cambiamento climatico, la vera cometa che si sta avvicinando alla Terra.
Muovendosi lungo queste direttrici, Adam McKay mette in scena una commedia spassosa e impertinente, che gioca con i cliché del cinema di fantascienza degli ultimi decenni (esilarante soprattutto il personaggio di Ron Perlman, vera e propria parodia dell’eroismo e della mascolinità sulla scia del Bruce Willis di Armageddon – Giudizio finale) e trova alcune notevoli intuizioni comiche in sceneggiatura, come le ripetute gag sugli snack fatti pagare alla Casa Bianca (vero e proprio trauma per il personaggio di Jennifer Lawrence) o la previsione dell’algoritmo sul futuro della Presidente Janie Orlean (sia al cinema che a casa, non alzatevi prima della fine dei titoli di coda!).
Il cast di Don’t Look Up
Con le sue precedenti opere, Adam McKay ci aveva presentato soluzioni originali e di forte impatto dal punto di vista registico, come la crisi dei mutui subprime spiegata da Margot Robbie dentro una vasca da bagno ne La grande scommessa o il racconto che ricomincia letteralmente da capo in Vice – L’uomo nell’ombra. Con Don’t Look Up, il regista dà vita a un’opera decisamente lineare, che abbraccia quasi sempre l’assurdo e che trova proprio nei momenti più drammatici i suoi pochi momenti di debolezza. È questo il caso del personaggio di Jennifer Lawrence, che duella in bravura con Leonardo DiCaprio per buona parte del racconto prendendo le parti della logica e della razionalità, per poi mostrare la corda nel momento in cui si cerca di attribuirle sfumature più cupe e malinconiche.
Lo stesso Leonardo DiCaprio sembra a tratti faticare a rendere il disagio di un uomo di scienza perso fra ricerca e inaspettata popolarità, nucleo familiare e avance di una Cate Blanchett che interpreta alla perfezione l’essenza della falsità e dell’arrivismo. Da attore di sconfinato talento e impareggiabile carisma, DiCaprio riesce però anche a rubare la scena a tutti i colleghi, con un’esplosione di ira e di sdegno che è già antologia della storia recedente del cinema e grazie a cui metterà con ogni probabilità un’ennesima nomination all’Oscar nel suo prestigioso curriculum.
Mentre il già citato Il dottor Stranamore teneva dritta la barra sulla satira e sull’assurdo, trovando paradossalmente l’essenza dei personaggi e del loro contesto, Adam McKay ritrae in più di un’occasione la mano, cercando una non necessaria sponda drammatica (come i troppi stacchi sulle reazioni della popolazione mondiale agli eventi) invece di puntare senza indugi sul suo meraviglioso ensemble, che funziona invece a meraviglia soprattutto quando si muove sopra le righe.
Don’t Look Up: un monito sul prossimo futuro
Don’t Look Up adempie comunque al proprio compito, lasciandoci più dubbi che certezze e più disagio che piacevolezza, nonostante le tante risate che regala. Questo perché, come evidenzia brillantemente il poster, l’opera di Adam McKay è basata su fatti realmente possibili e su scene squisitamente demenziali che sono molto meno improbabili di quanto crediamo. Fino a qualche anno fa, sarebbe stato difficile anche solo pensare a un Presidente degli Stati Uniti che invita a guardare in basso e a non credere agli allarmismi, a un’imminente catastrofe ignorata in favore del profitto e a un colosso tecnologico che dichiara esplicitamente di voler conoscere tutti i nostri pensieri per venderci la soluzione a bisogni che non sapevamo di avere.
Oggi sappiamo invece che tutto questo è realistico, se non addirittura probabile. Se c’è ancora la possibilità di salvarci dall’autodistruzione, la ricetta passa sicuramente da quello che ci mostra e ci suggerisce Don’t Look Up. Non ci resta quindi che smettere di dividerci in assurde fazioni, mettere da parte il trending topic del giorno e cominciare a costruire un futuro migliore. Senza mai smettere di guardare in alto.
Overall
Verdetto
Don’t Look Up è l’ennesimo gioiello esilarante e pungente della carriera di Adam McKay. Un cast stellare e in ottima forma mette in scena una storia talmente bizzarra e surreale da essere perfetta per la nostra confusa epoca. Un monito sul prossimo futuro da non sottovalutare e di cui fare tesoro.